Le operazioni militari ''o si fanno o non si fanno. O e' bianco o e' nero, il grigio e' inaccettabile in questo genere di cose''.
"Abbiamo deciso di riconoscere il Consiglio nazionale transitorio libico come unico interlocutore legittimo nelle nostre relazioni bilaterali" con la Libia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini durante una conferenza stampa congiunta con il rappresentante della politica estera del Consiglio di Bengasi, Ali Al-Isawi, in corso alla Farnesina. "Il regime di Tripoli non ha più un futuro e in Libia ha perso la sua legittimità", ha proseguito Frattini.
Il Capo dello Stato, nell'auspicare il massimo di chiarezza, coerenza ed efficacia nello sviluppo dell'azione decisa verso la Libia, ha richiamato le conclusioni del Consiglio Supremo di Difesa dello scorso 9 marzo, ricordando che l'intervento in corso, al quale l'Italia partecipa a pieno titolo, si fonda sulle prescrizioni del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite volte a garantire risposte anche militari ad ogni violazione o minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.
"Se non fosse raggiunto un accordo per il passaggio del comando delle operazioni in Libia alla Nato, l'Italia considererebbe l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l'uso delle sette basi che il nostro paese ha messo a disposizione per la missione in questione". Lo dice il ministro degli Esteri Franco Frattini in una nota diffusa dalla Farnesina.
"Noi riteniamo che il comando delle operazioni in Libia sia opportuno che passi alla Nato e altri la pensano come noi, perchè la linea di comando della Nato è collaudata e perchè il controllo di qualità degli interventi avverrebbe in modo più chiaro e trasparente". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del Consiglio dei ministri. Intanto un gruppo di libici sta manifestando davanti a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma e della Prefettura, contro la decisione delle Nazioni Unite di intervenire in Libia.
Non si parla di stato d’allerta, ma l’attenzione sugli obiettivi sensibili della Capitale è massima. E’ il pensiero in sintesi del Sindaco e dei massimi esponenti istituzionali che in queste ore stanno predisponendo tutte le misure necessarie per prevenire atti terroristici in risposta alla partecipazione militare italiana in Libia.
Anche l'aviazione inglese ha iniziato un raid aereo sui territori libici. Poche ore fa i caccia francesi hanno bombardato quattro volte il territorio della Libia, distruggendo numerosi blindati del regime di Muhammar Gheddafi. Lo ha detto il ministero della Difesa di Parigi. È cominciato anche l'attacco con i cruise Usa. Sono prese di mira le difese aeree della Libia. Intanto l'Italia è pronta a far partire i propri caccia.
Il cessate il fuoco di Gheddafi - Il governo libico ha annunciato un immediato cessate il fuoco degli scontri con gli insorti. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Moussa Kuossa, secondo un'emittente araba. La Libia, ha detto Koussa in una conferenza stampa, "ha deciso di osservare un cessate il fuoco e di mettere fine a tutte le operazioni militari".
Se i governi occidentali "si comporteranno come in Iraq, la Libia uscirà dall'alleanza internazionale contro il terrorismo. Ci alleiamo con al Qaida e dichiariamo la guerra santa". Lo ha detto in un'intervista esclusiva al Giornale il leader libico Muammar Gheddafi, che afferma anche di essere "scioccato dall'atteggiamento degli europei" e di sentirsi "tradito" da Berlusconi.
La Nato sta studiando anche l'opzione militare in Libia: lo conferma il presidente Usa Barack Obama. La Nato sta prendendo in considerazione "una vasta gamma di opzioni, tra cui potenziali opzioni militari" per la Libia, ha indicato il presidente Usa. Obama lo ha detto nello Studio Ovale della Casa Bianca, con accanto a sè il premier australiano, signora Julia Gillard, ma non ha risposto a nessuna domanda sulla Libia.
La sempre più intricata crisi libica, che vede le due sponde del Mediterraneo ad un punto di svolta decisivo, e le relazioni atlantiche sempre meno decifrabili (con Maroni che invita gli Stati Uniti a "darsi una calmata" di fronte all'ipotesi di un intervento militare a Tripoli), rappresentano lo spunto per rinfocolare la polemica polemica di casa nostra.
Sarà predisposto in Tunisia, al confine con la Libia, un campo profughi destinato ad accogliere migliaia di migranti in fuga dalle città in rivolta. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso di un'audizione alle commissioni congiunte Affari costituzionali ed Esteri di Camera e Senato. Per la missione umanitaria sono pronti 5 milioni di Euro e, come ha spiegato il titolare del Viminale, anche le Regioni "sono pronte a partecipare dal punto di vista degli aiuti finanziari".
Uno scenario grave, che potrebbe addirittura esplodere in mancanza di interventi rapidi ed efficaci della comunità internazionale. Unione europea in testa. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ospite a Ballarò, lancia l'allarme: "C'è il rischio - ha detto - che la Libia diventi un Afghanistan alle nostre porte e l'Europa non fa nulla, si muove come una lumaca, è incapace di intervenire sull'emergenza".
"Vinceremo come contro il colonialismo italiano, il popolo armato può sconfiggere ogni attacco. Abbiamo recuperato la dignità del popolo, riuscendo addirittura a farci pagare i danni dall'Italia". Gheddafi sceglie la piazza Verde di Tripoli, il simbolo di un potere agonizzante, arroccato tra gli scontri a fuoco per sferrare l'ultimo attacco. E sceglie di incendiare gli animi insultando il Paese dove solo pochi mesi fa faceva sfoggio di amazzoni armate e tende berbere nel cuore di Roma.
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