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Val di Sieve

Scuola vietata al prete. Il prof. nerboruto caccia il sacerdote andato a benedire

Continuano gli episodi di intollerenza nei confronti di tutto ciò che è cattolico
Londa

E' accaduto a Londa, un paesino  della Val di Sieve, nella rossa Toscana, il parroco, un giovane sacerdote romeno, Felix Bolog, come ogni anno, da quando è stato mandato nella Diocesi di Fiesole nell'alpestre paese, prima di recarsi - come ormai faceva da sei anni - a benedire le scuole ha telefonatto alla Segreteria e, dopo aver ottenuto il permesso, si è recato prima all'asilo, quindi alle scuole elementari che hanno la loro sede al pianterreno del palazzo dove, al primo piano, c'è la scuola media. Ha benedetto i locali delle elementari (il plesso scolastico di Londa dipende dalla scuola di Dicomano dove "impera" il Preside Filippo Gelermino) ha salito le scale ma un nerboruto "professore" gli ha sbarrato il passo e al sacerdote allibito ha spiegato che il rito della "benedizione" è un pericoloso atto "confessionale" per cui è vietato nelle scuole, al massimo, il sacerdote avrebbe potuto incontrare i ragazzi ma lasciandosi alle spalle la secchiolina dell'acqua santa e l'asperge...cose che avrebbero potuto turbare la coscienza degli alunni e attentare alla laicità della scuola che, naturalmente, deve mirare al progresso. Don Felix se n'è tristemente andato facendo presente che i ragazzi li avrebbe incontrati lo stesso, come avviene ogni giorno, in parrocchia, a Londa, dove il sacerdote è molto benvoluto e amato.

Sconcerto dei genitori: da noi, si dice in paese, non era avvenuto mai nulla di simile. Nella scuola l'intelligenza e la tolleranza dei docenti, la saggezza della dirigenza scolastica, la disponibilità di alunni e genitori (compreso quel quindici per cento della popolazione formato da "immigrati") avevano fatto di quel plesso un esempio di "armonia"...a spezzare l'incantesimo ha pensato il Preside Gelormino, al suo primo anno di incarico ("un vero talebano che, nonostante l'apparenza, le frasi fatte, sembra che ami la guerra di religione...lo scontro per bande" dice un professore di Dicomano che ci prega di conservare l'anonimato, per ovvie ragioni) che, una volta venuto alla luce il fatto, tuona dalla sua sede che il prete, nonostante avesse avuto il permesso, avrebbe dovuto ritelefonare...in quanto l'evento non era stato preparato e, apriti cielo, trattandosi di benedizioni, di acqua santa, e altre pericolose cose del genere, ed essendo quindi un evento "confessionale"...bisognava, prima, salvaguardare il principio di "laicità".
Indignazione dei genitori...stupore degli alunni che, prima della venuta del Preside"talebano" (in senso figurato, si capisce), non avevano pensato, mai, neppure per un attimo, che ricevere una benedizione rappresentasse un grave attentato alla laicità dello Stato.
Il Preside non fa certo marcia indietro anzi tiene a far sapere che il Docente che ha compiuto l'eroico gesto di cacciare il prete (questa sì, una laicità a 360 gradi) ha il suo pieno appoggio e la sua totale e completa solidarietà...
Il Capogruppo in Regione di FdI Giovanni Donzelli in un comunicato invita il Docente che ha cacciato il sacerdote ad andare ad insegnare a Teheran per vedere come verrà trattato "certi professori - conclude Donzelli - qui, da noi, non hanno niente da insegnare". La Comunione Tradizionale in un comunicato si dice indignata per il gravissimo fatto di Londa: "Certi presidi e certi professori, accecati dall'ideologia, che fanno scuola secondo schemi precostituiti dai "poteri forti" tendono a trasformare le nostre scuole in madrasse islamiche." Il Comunicato prosegue poi rivendicando alle famiglie cattoliche "che, se lo ricordi il Preside, Geronimo, sono la stragrande maggioranza, il diritto a mantenere le proprie tradizioni, le proprie radici, la propria Fede.."
Insomma il Preside di Dicomano, nel suo primo anno "di prova" ha fatto il suo trionfale esordio dividendo una comunità scolastica composta in maggioranza da famiglie cattoliche in nome del laicismo e della "libertà".
                                                                                                  
                                                                                                Manlio Tonsani
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