Il Si della Consulta ai 2 referendum per la gestione pubblica dell'acqua
La più grande raccolta di firme italiana è per l'acqua
Il voto in primavera, 25 milioni di Si per raggiungere il quorum
Mer, 02/02/2011 - 15:23 — Filomena DAmico
La Corte Costituzionale il 26 gennaio ha ammesso due dei quesiti refendari proposti dai movimenti per l'acqua con i quali si vuole fermare la privatizzazione del servizio idrico.
"2 SI per l'acqua bene comune" : Il quesito numero 1 intende abrogare l'ultima normativa del Governo Berlusconi (decreto Ronchi) che stabilisce come modalità ordinarie per la gestione del servizio idrico l'affidamento a soggetti privati, i quali deterrano il 40% del capitale totale. Tale norma peraltro fissa il termine ultimo per la cessazione degli ATO entro dicembre 2011, a meno che non si trasformino in società miste con capitale privato al 40%.
Il quesito numero 2 intende invece abrogare quella parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, vale ad dire quel 7% di remunerazione obbligatoria per il capitale investito. Un 7% che finisce sulla bolletta dei cittadini.
"100.000 le firme raccolte in Toscana su un totale di un milione su tutto il territorio italiano - queste le parole di Vincenzo Striano Presidente Arci Toscana, intervenuto alla conferenza stampa di oggi presso la sede Arci di Piazza dei Ciompi, - si tratta della più grande raccolta di firme nella storia d'Italia". Il Comitato referendario benchè si avvalga della collaborazione dell'Arci e dei sindacati, è nato e si è diffuso sul territorio come un movimento spontaneo. Si voterà in primavera, l'obiettivo è raggiungere il quorum: 25 milioni di voti. "L'acqua è un bene prezioso, non paragonabile ad altri - sottolinea Striani - e pertanto non va confuso con altre privatizzazioni. E' il bene per eccellenza e non può essere soggetto al profitto".
Una privatizzazione che aumenta i costi invece di abbatterli è un'anomalia tutta italiana? Abbiamo chiesto al Presidente Striano:
"Anche in paesi come la Francia dopo un tentativo di gestione attraverso il privato si è tornati all'acqua pubblica- risponde- Non sempre privatizzare significa razionalizzare, spesso chi investe ha come obiettivo primo il profitto".