Le paure vissute, la "vergogna inconsapevole di un peccato di altri", il "desiderio di purezza e libertà" la sofferenza, "il dolore di una rabbia infinita" ma anche il "desiderio di riscatto per riuscire a vivere una vita ricucita nei suoi pezzi". C'è tutto questo nella preghiera che una delle vittime di don Lelio Cantini, il sacerdote fiorentino ridotto allo stato laicale per abusi su minori, ha affidato alla Vergine Maria al termine della veglia di preghiera voluta dall'arcivescovo Giuseppe Betori come "atto di penitenza e purificazione". Alla veglia, in prima fila, alcune delle vittime dell'ex parroco della 'Regina della Pace' e dall'altra parte della chiesa il vescovo ausiliare monsignor Claudio Maniago, che proprio dalle vittime era stato in passato accusato di aver in qualche modo "coperto" Don Cantini. Accusa, questa, che Maniago ha comunque sempre negato. Ad ogni mistero del Rosario è stata accesa, alla fiamma del cero pasquale, una candela dalle persone, ecclesiali e laici, che a vario titolo sono state coinvolte nel dramma degli abusi, come "segno visibile del sentimento di preghiera". Monsignor Betori ha chiesto perdono per quanto è successo anche nella Chiesa fiorentina, e rivolgendosi alla Vergine Maria ha chiesto che "guarisca le nostre ferite", e aiuti a ricomporre "nell'unità ciò che la colpa ha disgregato". L'arcivescovo ha voluto che durante il Rosario alcune delle preghiere venissero preparate e lette proprio dalle vittime stesse: "perchè mai più nella Chiesa fiorentina - ha pregato uno di loro - possa ripetersi il male commesso dai suoi indegni ministri", perchè la stessa Chiesa "sappia vigilare, discernere" ed evitare "omissioni e distrazioni", "rimuovendo e giudicando con decisione chi provoca scandalo". Una Chiesa, quella fiorentina, che dalla Basilica della Santissima Annunziata, come ha detto in una preghiera Betori, chiede a Dio di accogliere "il pentimento del suo popolo, che confessa umilmente le proprie colpe, e gli conceda misericordia".
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