Da giovedì 4 a domenica 14 febbraio sarà in scena al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio “L’ultimo harem” di Angelo Savelli, celebre produzione di Pupi e Fresedde - Teatro di Rifredi, che ha, nel cast, Serra Yilmaz. Lo spettacolo quest’anno giunge al dodicesimo anno di repliche, lasciando per la prima volta, in via sperimentale, le mura di Rifredi (inizio spettacolo ore 21, piazza Dante n.23, Campi Bisenzio, lunedì 8 riposo - gli spettacoli di domenica 7 e 14 febbraio saranno alle ore 16). “L'ultimo harem” è uno spettacolo creato da Angelo Savelli intorno alla personalità della brava e estroversa attrice turca Serra Yilmaz, presenza carismatica di quasi tutti i film del celebre regista Ferzan Ozpetek, alla cui originale sensibilità artistica si deve lo stimolo per la prima idea di questo progetto. Accanto a Serra Yilmaz, nel ruolo di coprotagonista, la bella e intensa attrice romana Valentina Chico, nota al grande pubblico per il ruolo di protagonista della terza serie dello sceneggiato televisivo Rai "Incantesimo". Completa il cast il versatile attore fiorentino Riccardo Naldini, impegnato in una singolare carrellata di ambigue e contraddittorie figure maschili. Nello spettacolo il pubblico è seduto sul palcoscenico, all’interno della scenografia e in prossimità degli attori, su di una pedana a quattro piani. In occasione dell'evento, mercoledì 3 febbraio alle ore 18.30, nel foyer del teatro, si aprirà la mostra “Lost in Istanbul” del fotografo Leonardo Perugini, uno spaccato di straordinaria suggestione sui volti, sui sorrisi, tradizioni e contraddizioni della terra turca (visitabile gratuitamente fino al 14 febbraio), in collaborazione con l’associazione fund4art. Al brindisi di inaugurazione sarà presente il cast dello spettacolo, ovvero Serra Yilmaz, Valentina Chico, Riccardo Naldini e il regista Angelo Savelli. Inoltre, la Biblioteca Tiziano Terzani metterà a disposizione una serie di libri su harem, Istanbul e Turchia. Tra questi c'è anche "La terrazza proibita" di Fatema Mernissi, uno tra i testi che hanno ispirato il regista Angelo Savelli. Sinossi de L’ultimo harem: Liberamente ispirato ai racconti di Nazli Eray “Le mille e una notte” e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi, lo spettacolo racconta due storie parallele. La prima è ambientata nel 1909 nel palazzo di Yildiz, in un'atmosfera sensuale, fra tappeti, cuscini, profumi, vapori e musiche orientali, alla vigilia della definitiva chiusura degli harem. In essa, una bellissima favorita circassa attende, insieme all’anziana guardiana ed al capo degli eunuchi imperiali, la possibile visita del sultano, ingannando l’attesa con il racconto di storie fantastiche. Poi, con un veloce cambio di scene, musiche e costumi, si torna ai giorni nostri: Istanbul diviene una metropoli moderna e il luogo in cui una casalinga dimessa e trasandata sogna insieme alla sua inseparabile amica una fuga dal loro indecifrabile malessere quotidiano. Dice Leonardo Perugini, a proposito della mostra: “Istanbul 2013. La rivolta di Gezi Park. La Primavera Araba. Era questo che ero andato a cercare lì. Piazza Taksim, gli scontri tra i manifestanti e la polizia, i furgoni blindati, i ragazzi arrampicati in cima ai palazzi a sventolare fieri le loro bandiere. E mentre cercavo tutto questo, ho trovato Istanbul. Piano piano è stata la città stessa a trascinarmi via, tra le sue tante strade. Sono scivolato giù dalla collina, lungo il Bosforo e sui traghetti, in un via vai incessante tra i due continenti. Mi sono lasciato alle spalle le strade affollate di turisti e ho imboccato i vicoli più reconditi, quelli dei bimbi che giocano in strada, dei gatti, degli anziani che silenziosi osservano la vita che scorre. Ho scorto la vita di tutti i giorni, i piccoli gesti, le sfaccettature più ordinarie e sorprendenti di una metropoli dalle infinite sfumature, e all’improvviso la mia ricerca ha subito uno stravolgimento: l’ordinario ha sovrastato i fatti straordinari che stavano avvenendo in quei giorni e tra le mie immagini è penetrata l’anima della città stessa. Istanbul con i suoi profumi, i suoi colori, la sua routine, il convivere di due mondi”.
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