Neppure il partito della Lega, la forza politica coesa per antonomasia, sembra invece aver saputo resistere alla tendenza, tutta italiana, della frammentazione interna. E' successo ieri a Sesto Fiorentino, durante il consiglio regionale della Lega Nord Toscana. All'ordine del giorno c'era anche la mozione di sfiducia al Morganti, che ricopre la carica di segretario regionale. Venti in tutto i componenti; 8 a favore, 8 contrari. Ma sull'esito della votazione le dichiarazioni sono discordanti; il segretario avrebbe infatti dichiarato: "In pratica la votazione non ha prodotto alcun esito: si sono espressi sia i segretari che i commissari provinciali, ed è stata bocciata la mozione. Un risultato che però è di pareggio se escludiamo i commissari e un consigliere regionale che compone il consiglio: per statuto il voto è riservato solo agli eletti. Ma in caso di parità non cambia nulla. Sono stati presentati vari documenti che ora, per chiarezza, porterò alla segreteria federale. Sarà la segreteria federale a valutare, decidendo in merito alle sorti del vertice regionale". Nel tardo pomeriggio, invece, i firmatari della mozione di sfiducia precisano che la "votazione ha visto prevalere la sfiducia a Morganti che solamente con i voti dei due commissari non aventi diritto al voto avrebbe avuto la maggioranza necessaria a restare in carica. La richiesta di ricorrere alla segreteria federale - prosegue la nota - consegue alla volontà di Morganti di estendere il diritto al voto anche al commissario di Arezzo e al neo-nominato commissario di Prato, entrambi da lui stesso indicati. Non vi è stata alcuna parità, né vi può essere, poiché come evidenziato da Morganti, questa non avrebbe comportato alcuna conseguenza e quindi richiesto alcuna conferma dalla segreteria federale". Che il partito del Carroccio versi nella più totale contraddizzione lo prova da un lato la sfiducia che ha raggiunto nel week end il segretario provinciale di Prato, Federico Tosoni: 5 dei 6 componenti del suo consiglio direttivo si sono dimessi proprio perchè avrebbe firmato il documento contro il segretario Morganti. Stessa sorte è toccata al suo omologo di Siena, ma per la ragione esattamente opposta: la non firma. Oggi tutti i componenti del consiglio hanno dichiarato il silenzio stampa, l'ordine è venuto dall'alto come ci lascia intendere Marina Staccioli. "Deciderà Milano" dice Andrea Asciuti, segretario provinciale fiorentino. Ma che il dissidio interno sia al suo apice è palpabile. D'altraparte solo ieri il consigliere Locci, che insieme alla collega Staccioli ha presentato la mozione di sfiducia, diceva, riferendosi a Morganti in un'intervista rilasciata al 'Fendente': "Ha messo in crisi il nostro movimento quasi ovunque; la sua gestione è stata verticistica e dispotica; ha fatto diventare il partito una caserma, provocando un’autentica diaspora. Oggi ci sono più leghisti fuori dalla Lega che dentro e c’è di più: non avendo poi l’abc di ciò che è la correttezza e la legalità, con la sua protervia ha fatto danni di una tale gravità che si pagheranno duramente”. Un silenzio stampa legittimo quanto inutile.
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