In quasi 430 anni di vita di rischi ne ha corsi tanti, ma nella storia centenaria dell'Accademia della Crusca le ultime 24 ore sono state sicuramente tra le più difficili dell'organismo 'custodè della lingua italiana. I parametri della manovra del governo, in primo luogo quello di avere meno di 70 dipendenti, l'avevano ieri inserita d'ufficio tra la trentina di enti a rischio di chiusura. Ma oggi il ministro per i Beni culturali Giancarlo Galan è stato chiaro:
«L'Accademia della Crusca non chiuderà. Troveremo la soluzione per non far morire questa istituzione storica che è l'unico baluardo a salvaguardia delle radici della lingua italiana», ha detto il ministro guadagnandosi l'immediato «grazie» della storica istituzione. In difesa della 'Cruscà, nata tra il 1582 ed il 1583 per iniziativa di cinque letterati fiorentini e che deve il suo nome al lavoro di 'ripuliturà della lingua, si sono subito levate voci bipartisan, come quella del senatore toscano Pd Andrea Marcucci e del sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro. Ma la prima ad intervenire è stata la combattiva presidente dell'Accademia Nicoletta Maraschio, da tre anni alla guida dell'istituzione e unica donna a ricoprire il prestigioso incarico di vertice: «Si prendano loro la responsabilità di chiuderci», aveva subito detto ricordando la «continua precarietà in cui siamo costretti a vivere» e per superare la quale l'Accademia si sta battendo per una legge che preveda una dotazione economica e la funzione nazionale dell'ente, cioè la tutela della lingua italiana, che nei fatti è riconosciuta da secoli alla 'Cruscà. A suggerire una spinta in questa direzione è stato anche il campanello d'allarme suonato lo scorso anno, quando si parlò dell'ipotesi di far rientrare l'Accademia tra gli «enti inutili». «Allora ci salvò un parere del Consiglio di Stato ed un decreto dei ministri Brunetta e Calderoli», ha ricordato la presidente. Adesso la presa di posizione di Galan potrebbe non solo scongiurare «l'eventuale e insensata soppressione dell'istituzione», ma anche porre le basi per qualcosa di più. Nicoletta Maraschio ha inviato un telegramma al ministro ringraziandolo per il suo «tempestivo intervento». Ed il messaggio è stato anche l'occasione per ricordare che la 'Cruscà ha «sempre goduto di un modestissimo sostegno finanziario statale impiegato interamente per la retribuzione delle sei unità di personale dipendente, provvedendo per le altre esigenze di funzionamento e per proprie attività con contributi di privati e fondi di ricerca e osservando una gestione oltremodo parsimoniosa che esclude qualsiasi remunerazione o gettone ai propri membri».
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