Sergio Levi era un giovane pediatra, assistente volontario al Meyer. Era ebreo e per questo fu espulso, da un giorno all’altro, dall’Università di Firenze in seguito alle leggi razziali fasciste del 1938.
Quel giovane medico dal brillante avvenire accademico si troverà all’improvviso senza nulla. Bandito dalla vita pubblica, gli è consentito svolgere la professione privatamente, curando solo bambini ebrei. Tante le vicissitudini che dovrà affrontare con la famiglia per sfuggire al genocidio nazi-fascista. Quel pediatra cacciato dal Meyer diventerà, nell’immediato dopoguerra, uno dei padri italiani della neuropsichiatria infantile e collaborerà con Giovanni Bollea, eminente scienziato.
Il Centro Studi della Fondazione Meyer in collaborazione con la Comunità Ebraica di Firenze, in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, ne vuole ricordare la figura e i contributi che ha dato alla cura di tanti bambini e adolescenti. E lo fa promuovendo l’evento “per non dimenticare” Sergio Levi, che si terrà venerdì 12 febbraio dalle ore 9,30 nell’Aula Magna dell’Ospedale pediatrico Meyer. Precederà, alle ore 9, la commemorazione presso la targa per la memoria, all’ingresso al 1° piano della palazzina universitaria del Meyer.
Nel corso dell’iniziativa oltre a ripercorrere la vita , si evidenzierà il contributo scientifico che Sergio Levi ha dato alla neuropsichiatria infantile italiana e il suo pensiero verrà esaminato nel contesto della metodologia attualmente adottata presso l’Ospedale pediatrico Meyer.
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