Uno steccato ideologico che resiste nel tempo, reso ancora più solido dalla mal'aria di scontro istituzionale e politico che si respira.
Non c'è pace, né memoria condivisa, per i martiri delle foibe. Anche quest'anno il 5 febbraio andrà in scena la triste rappresentazione dei cortei contrapposti, con la sinistra antagonista che annuncia una manifestazione contro tutto: i 'fascisti', il governo Berlusconi, la riforma Gelmini, il ministro Meloni, la Fiat di Marchionne. Con l'occasione, o il pretesto, della celebrazione dei – così vengono definiti - “cosiddetti martiri delle foibe”.
Lo annuncia un comunicato firmato Firenze Antifascista nel quale si attacca il corteo cittadino promosso dalla Giovane Italia, da Casaggì e da Studenti per le Libertà. “Vogliamo ribadire con forza – vi si legge - quanto questa giornata sia strumentale al revisionismo storico, al tentativo di svuotare di significato ciò che veramente la Resistenza Antifascista italiana e jugoslava rappresentano”. Quindi l'attacco al ministro della Gioventù Giorgia Meloni, “ex-militante del Fronte della Gioventù, finanziatrice delle organizzazioni giovanili dell’estrema destra e sicuramente acerrima nemica degli studenti che in questi mesi sono scesi in piazza contro l'approvazione del Ddl Gelmini”. E, per finire, la chiamata a raccolta in nome di “una lotta, quella degli studenti, che si affianca e si unisce e quella dei lavoratori e in particolare alla resistenza mostrata dagli operai Fiat”.
A stretto giro di posta arriva la replica di Marco Scatarzi e Andrea Badò, rispettivamente Presidente e Coordinatore cittadino della Giovane Italia, il movimento giovanile del PdL che ha promosso l’iniziativa. “Il comunicato diramato dagli antagonisti – dichiarano - è un delirio di follia e un’arrampicata sugli specchi di pessima fattura”. Il 5 febbraio, spiegano gli esponenti della Giovane Italia, "saremo in piazza, coi nostri tricolori e senza simboli di partito come ogni anno, fieri della nostra appartenenza e convinti della nostra azione. E, come ogni anno, nessuna intimidazione andrà a segno e nessuna minaccia avrà il potere di fermare una marcia libera e responsabile, nata per ricordare dei morti che qualcuno vuole continuare ad uccidere negando loro il diritto di entrare a far parte della storia di questo paese”. “Ci aspettiamo – concludono Scatarzi e Badò – una condanna e una presa di distanza da parte di tutte le istituzioni, aldilà delle differenze politiche e partitiche, perché certi argomenti non sono assolutamente accettabili e risultano offensivi”.
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