Gli arbitri sono stati designati, ma la serie A non scenderà in campo. Anche l'estremo tentativo è andato a vuoto: il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, le ha provate tutte per evitare il rinvio della prima giornata, ma alla fine, invece di annunciare la fumata bianca sul rinnovo del contratto collettivo tra Lega e Assocalciatori, sarà costretto a formalizzare lo slittamento del campionato.
«La speranza è l'ultima a morire», dice rinviando a domani la formalizzazione, che il Cagliari ha già annunciato invece ufficialmente. Il Coni è pronto a intervenire, ma Abete precisa: difficile che possa chiudere d'autorità la questione. Intanto nasce anche una nuova disputa, da causidici, tra Beretta e Tommasi: il primo dice che «lo sciopero non è stato proclamato e quindi noi possiamo convocare le squadre». «Siamo degli ottimisti incalliti, magari la firma può arrivare in extremis» il botta e risposta con il presidente del sindacato. L'ennesima lunga giornata, con la puntata bis del consiglio federale lasciato aperto per una inconsueta no stop, era cominciata con la carta estrema giocata da Abete per ricucire lo strappo: un fondo interno alla stessa Figc di 20 milioni di euro per il triennio 2011-2013, destinato unicamente a garantire la Lega di A di fronte ad eventuali contenziosi sul contributo di solidarietà. Il punto 4, su cui la Lega non cede. «Ho dato la disponibilità a concedere alla Lega questo fondo - ha spiegato Abete - da utilizzare nel momento in cui emergano contenziosi che certifichino un maggior onere a carico delle società». Nelle intenzioni di Abete, la mossa di mettere sul piatto della bilancia un terzo delle risorse interne della Figc provenienti da tasse di associazione, sponsor tecnico, diritti tv e marketing («e nemmeno un euro dai contributi provenienti dal Coni») doveva servire ad ammorbidire i club su 'eventuali contributi straordinari' richiesti dallo Stato. «Falso problema - aggiungerà poi Abete - perché Calderoli ha chiarito che la legge preciserà che spetta pagarli al percipiente». La proposta è stata respinta al mittente, aumentando se possibile una rottura che, allo stato attuale, sembra difficilmente reversibile anche in vista della seconda giornata di campionato. «La proposta di Abete non cambia assolutamente la posizione della Lega - la secca replica del numero uno della Lega, Maurizio Beretta -. L'assemblea non ritiene di dover riaprire il negoziato. Le nostre condizioni sono precise: siamo disponibili a rinnovare e sottoscrivere il contratto collettivo solo con l'aggiunta di quelle che riteniamo siano proposte ragionevoli ed equilibrate. Lo sciopero? Giudichiamo molto grave l'idea di non far partire il Campionato, è una forma di protesta sproporzionata e senza giustificazioni. Non c'è infatti un solo giocatore privo di contratto, godono di tutte le tutele del caso». Insomma, senza le modifiche degli articoli 4 e 7 niente accordo, niente contratto, niente campionato. «Ma è l'Aic, e non la Lega, che si dovrà assumere tutte le responsabilità di fronte all'opinione pubblica e al Paese - ha voluto precisare Beretta -. È una iniziativa incomprensibile quella dei calciatori perché abbiamo lavorato per definire una posizione che prevede delle modeste integrazioni sul testo sottoscritto dall'Aic. La prima - ha ricordato - riguarda la definizione al lordo delle retribuzioni, che noi chiediamo di integrare con un'assunzione di responsabilità da parte dell'Aic con la quale i giocatori si impegnano al pagamento del contributo di solidarietà». Secondo Beretta, poi, «il problema del mobbing è un falso ideologico perché sanzionato dalle leggi dello Stato. Il contratto sottoscritto a dicembre dall'Aic? Ma da allora lo scenario è completamente cambiato e poi è stato scritto e firmato in maniera unilaterale». L'Aic però non cede: «Senza firma i giocatori non scenderanno in campo. Noi continuiamo ad avere uno spirito costruttivo, un minuto dopo la sigla dell'accordo siamo pronti a giocare. Ma quel che è successo in questi due giorni è lampante, qualcuno non voleva che si giocasse. Non so se si tratti di un attacco al presidente Abete da parte dei club, di sicuro c'è stata molta mancanza di rispetto verso la federazione». Che però intanto ha incassato l'appoggio del Coni e del suo presidente Gianni Petrucci, duro nei confronti di «una situazione che è divenuta nel tempo incomprensibile e insostenibile». «Un attacco a me da parte dei club? Non credo, e in ogni caso il prezzo sarebbe troppo alto», dice Abete. Il calcio è nel pallone, la corsa contro il tempo sembra davvero al capolinea.(ANSA)
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