«Arrivai al Tribunale per i Minorenni di Firenze, alla riunione che doveva decidere dell’affidamento del ragazzo che seguivo, e lì, oltre ai servizi sociali con il dottor Mario Santini, la dottoressa Anna Guidantoni, l'assistente sociale Guarducci, l'avvocato Elena Zazzeri (tutrice del minore), c’era Rodolfo Fiesoli.
E disse “Sono io qui che comando”. E c’era anche il giudice Scarcella, me lo ricordo. Alla fine su quell’affidamento si votò per alzata di mano. Me ne andai sotto choc. Sono qui stasera a raccontarvelo perché quello sconcerto in me c’è ancora»: a parlare, prendendo la parola a sorpresa durante la presentazione del libro Setta di Stato – Il caso Forteto di Duccio Tronci e Francesco Pini organizzata da Forza Italia a Prato alla presenza del coordinatore regionale Stefano Mugnai e del deputato Deborah Bergamini, è stata una neuropsichiatra infantile in forza alla Asl 10 di Firenze, Annalisa Morali.
«La circostanza raccontata è grave – commenta Mugnai che, ex presidente della prima commissione regionale d’inchiesta sul Forteto, oggi fa parte della ‘Forteto bis’ che deve indagare sulle responsabilità politiche e istituzionali che hanno consentito trent’anni di abusi sui bimbi affidati all’interno della comunità setta – poiché si è verificata alla fine degli anni 90, nel 1997 per l’esattezza, e Rodolfo Fiesoli aveva già riportato la condanna definitiva per atti di libidine violenta, maltrattamenti e corruzione di minorenni. Che sedesse in quel consesso a farla da padrone alla presenza del presidente del tribunale il giudice Francesco Scarcella. E fa specie, soprattutto all’indomani del rosario di “non sapevo, io boh” ascoltati ieri in commissione dal magistrato minorile Andrea Sodi, che interpellato da Lady Radio Scarcella si barrichi dietro a un “non ricordo”. Glielo ridomanderemo in commissione, di raccontare quello e altri episodi. Avremo modo di arrivare in fondo».
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