Dopo le polemiche sulla XII disposizione transitoria finale, che ha visto il vicepresidente del Consiglio Comunale Jacopo Cellai al centro delle polemiche, il dibattito politico si è spostato su Giovanni Gentile, figura di primo piano del regime fascista. Quando la politica si fa cultura, l'assesore Massimo Mattei e il consigliere Pdl Francesco Torselli, leader storico di Casaggì, si metteno a confronto. Ricorderete il caso Junger, quando i due si scambiarono le loro opinioni, uscendo dalle secche del manicheismo politico. Questa volta l'aria è più tesa, lo scambio è pungente. In Toscana, dove la guerra civile si è combattuta, le ferite di quella stagione non si sono ancora riemarginate. Ieri la bocciatura della proposta PdL da parte del Consiglio Comunale di istituire una targa commemorativa in onore di Gentile. "Fin quando ci saranno persone vissute all'epoca dei fatti tragici - ricorda Mattei - bisogna rispettare la loro memoria che è anche la nostra". L'assessore non nega i meriti del ministro del governo Mussolini, soprattutto per quanto riguarda la riforma scolastica, "io stesso ho frequentato una scuola d'ispirazione gentiliana, ma non bisogna confodere il politico con l'intellettuale. Rispetto agli altri fascisti - continua Mattei - su Gentile ho uno sguardo più attento, ma per quanto riguarda il suo ruolo politico, la storia ha espresso un verdetto definitivo nel '44". Quando il filosofo venne assassinato dal partigiano Fanciullaci, mentre rientrava a casa. Torselli è categorico: "Disconoscere il debito che la cultura italiana deve a Giovanni Gentile in nome di un veterocomunismo sepolto dalla storia è quanto di meno democratico si possa pensare. Nel 1999 - continua l'epsonente PdL - i neonati DS votarono per dedicare una lapide alla memoria di Giovanni Gentile. Nel 2011 il PD vota contro l'attuazione della stessa mozione. Dopo aver rinnegato e gettato a mare tutta la tradizione della sinistra italiana, in attesa di essere salvati da un giovane leader che si ispira a Berlusconi, i poveri compagni allo sbando, ogni tanto ci deliziano con queste perle di nostalgia". Il consigliere è un fiume in piena, rincara la dose: "Non siamo noi, nati 30 anni dopo la fine della guerra, a dover ribadire la nostra adesione ai principi democratici, ma semmai chi, fino al 1989 ha 'tifato' per la DDR e per l'Unione Sovietica", ogni riferimento è puramente casuale?
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