VIDEO - Festa Unità, Cioni infiamma la platea. Applausi per lo 'sceriffo'

di Christian Campigli - Un gigante in mezzo a tre nani. Nonostante l'età, la malattia e le delusioni che la politica e quel partito gli hanno provocato. Ieri sera, a distanza di dieci anni, Graziano Cioni è tornato sul palco della Festa dell'Unità (anche se l'Unità non c'è più, uccisa dal movimento che doveva rappresentare). E lo ha fatto nel suo stile. Non concedendo alibi a nessuno.

Il dibattito, acceso e aspro, è stato moderato dal collega Andrea Vignolini, bravo e puntuale nel dettare i ritmi della chiacchierata. Accanto all'ex vice sindaco, Monia Monni, consigliere regionale del Pd, l'assessore alla sicurezza urbana del comune di Firenze, Federico Gianassi e il parlamentare di Mdp Filippo Fossati.

Il tema era semplice e appassionante. Come poter evitare che Palazzo Vecchio “cada” nelle mani della Lega. “Perché il rischio è enorme. Anzi, io vedo già Salvini sull'uscio. E se non troviamo una sintesi tutti insieme loro vinceranno di sicuro”. Quindi la lista civica di Cioni, Punto e a Capo, appoggerà Dario Nardella? “Io sono uscito dal Pd e non ho nessuna intenzione di rientrarci. Ho idee diverse, di sinistra. Se si parla di un'alleanza tutti dobbiamo fare qualche passo verso il compagno. Prospettive diverse, ma certamente più simili rispetto a quelle rappresentate da Forza Italia o dalla Lega”.

Tanti applausi e qualche fischio da parte delle truppe cammellate renziane, giunte in gran numero per difendere il proprio leader dagli ovvi attacchi che lo Sceriffo avrebbe portato.

“Oggi ci troviamo in questa situazione per colpa nostra. Perché nelle case popolari votano Casapound, perché le liste di attesa della sanità pubblica sono indecenti, perché abbiamo smesso di parlare al nostro popolo. Perché la sicurezza è un tema di sinistra. E chi non lo capisce non può amministrare la nostra città”. Anche gli altri tre esponenti hanno cercato di dialogare, di conversare e di trovare una sintesi. Ma il pubblico vuol ascoltare Graziano. E nulla può cambiare questo scenario. Lo Sceriffo, dopo l'ennesimo tentativo di giustificare la Caporetto del 4 marzo, quando la sinistra è stata letteralmente asfaltata alle elezioni politiche, prende la parola, visibilmente nervoso. 

“Ora basta, qui state dicendo che noi siamo i migliori e chi non ci vota è un cretino. Con questa mentalità non torneremo mai al potere”. Una frase accolta con un autentico boato. Perché l'età, la malattia e le tante delusioni non hanno minimamente scalfito una mente lucida ed onesta. Questa è la notte di Graziano e lui è riuscito a prendersela tutta.