La morte di Riccardo Magherini durante un arresto, il 3 marzo 2014, non era "prevedibile, perchè le forze dell'ordine non avevano le competenze specifiche in materia" di arresto di persone in tale stato. Lo scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle 66 pagine di motivazioni, depositate oggi, dopo l'annullamento senza rinvio delle condanne precedenti e la conseguente assoluzione dei tre carabinieri imputati per il decesso di Magherini. La sentenza era stata emessa lo scorso 15 novembre.
Nell'agire dei rappresentanti delle forze dell'ordine intervenuti a fermare Riccardo Magherini, "si registra un solo atto violento non giustificato", i due calci sferratigli dall'appuntanto Vincenzo Corni quando era già a terra e "contenuto" dai quattro carabinieri. La Corte di Cassazione rileva anche "l'assenza di compressione toracica".
i giudici hanno valutato l'elemento psicologico del reato, spiegando che i carabinieri, per evitare la morte dell'uomo, "avrebbero dovuto prospettarsi e prevedere in concreto un quadro di conseguenze dannose per l'organismo umano che solo il sapere scientifico entrato nel processo attraverso approfondite perizie mediche ha poi reso note".
Ma questo tipo di 'previsione', scrive ancora la Cassazione, "non era esigibile" dai carabinieri che intervennero "in quel ristretto arco temporale rispetto al quale si è fondato l'addebito omissivo e in cui si trovarono ad operare".
Inoltre scrivono i giudici, la circolare introdotta dall'Arma con le modalità di arresto, in vigore dal gennaio 2014, "non poteva essere conosciuta dai militari" che divenne operativa il 13 marzo vietando le "immobilizzazioni protratte", come quella subita da Magherini.
Inoltre, scrive la Suprema Corte, le "urla che si ascoltano" nei filmati depositati al processo sulla morte di Riccardo Magherini, le "richieste di aiuto rispetto ad immaginari aggressori" che "suggestivamente possono essere interpretate come le grida di aiuto di chi in quel momento viene maltrattato dalle forze dell'ordine", "precedono e seguono l'intervento dei carabinieri e vanno chiaramente collegate al delirio in atto a causa della massiccia assunzione di cocaina. E solo nel limitatissimo momento dei due calci possono essere correlate a quelli".
Magherini, ricorda la Corte, "ebbe a dire le parole 'sto morendo'", ma "pare fuor di dubbio - si rileva nella sentenza depositata oggi - che, in quello specifico frangente, l'avere pronunciato tali parole non avesse un rilievo univoco: Riccardo Magherini, infatti, era ormai da oltre un'ora in preda al delirio eccitatorio provocatogli dalla cocaina e pronunciava di continuo frasi come 'mi vogliono ammazzare', frammiste a continue richieste di aiuto rispetto a immaginari assalitori. 'Sto morendo', pertanto, poteva essere valutato nel quadro di tali affermazioni deliranti".
La Cassazione, nell'annullare le sentenze del tribunale di Firenze, ha anche spiegato che i carabinieri non hanno impedito in alcun modo il soccorso ai volontari.
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