Siulp: Dopo il suicidio del magrebino ripensare il decreto 'svuota carceri'

L'episodio del nordafricano suicidatosi in una camera di sicurezza della questura di Firenze, ha suscitato rammarico e sconcerto. Il sindacato di Polizia Siulp inquadra la tragedia nel discorso più ampio del decreto 'svuota carceri' annunciato dal ministro della giustizia Severino, che prevede, per alleggerire gli istituti penitenziari, l'utilizzo della celle di questure e caserme.

"Quanto accaduto ieri - dichiara il segretario Roberto Ficozzi - è la chiara riprova di quanto il provvedimento di legge sia assurdo ed inattuabile e di quanto, almeno la questura di Firenze, non sia in condizione di dare attuazione al provvedimento senza correre il rischio concreto che, episodi analoghi a quelli accaduti ieri sera, possano ripetersi". Anche perché spiega sempre il segretario, i polizotti "hanno mille altre incombenze (sorveglianza dell’intero plesso presso cui è ubicata la questura, accesso cittadini per ufficio denunce, accesso ed uscita veicoli, ecc.) e quindi, non possono destinare la propria attenzione esclusivamente ai cittadini trattenuti nelle camere di sicurezza".

"La Polizia di Stato - continua la nota - non dispone di locali idonei, adeguatamente sorvegliati con strumenti tecnici. I detenuti, rimanendo nelle camere di sicurezza della questura invece che presso istituti penitenziari,  “cadono dalla padella alla brace” in una realtà in cui “la brace è ancor peggiore della padella”. Il provvedimento di legge, infatti, appare essere ancor peggiore del male che il Ministro si prefigge di “curare” e, quanto accaduto, ne è la chiara riprova".

"Il Siulp - conclude Picozzi - auspica un ripensameto del provvedimento per impendire il reiterasi di situazioni analoghe".