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Museo Archelogico

Riapre al pubblico, dopo 50 anni, il ‘Cortile Maggiore dei fiorentini’

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

Riapre al pubblico, dopo 50 anni, il Cortile Maggiore dei fiorentini del Museo Archeologico Nazionale.

Fu danneggiato dall’alluvione del 1966 e venne usato quale luogo di deposito temporaneo degli arredi e dei materiali alluvionati del museo e, successivamente, provenienti da tutto il territorio regionale. Progettato dall’archeologo Luigi Adriano Milani alla fine dell’Ottocento, questo spazio insolito di circa 600 metri quadrati, collocato all’interno del Palazzo della Crocetta, sede del museo, ed inserito nel percorso, è stato restaurato nell’ambito del progetto ideato e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per i 150 anni di Firenze Capitale e potrà ora essere visitabile su prenotazione. Nel presentarlo stamani alla stampa il Soprintendente archeologo della Toscana Andrea Pessina ha sottolineato l’importanza dell’intervento che restituisce alla città uno spazio praticamente sconosciuto e di grande effetto mentre il Vice Presidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze Pierluigi Rossi Ferrini ha ricordato che questa operazione è una nuova tappa del progetto della Fondazione per il recupero e la valorizzazione dell’area della Santissima Annunziata.

 

All’interno del cortile (uno più piccolo, adiacente e di forma quadrata, sarà restaurato entro la prossima estate) sono collocate edicole e tempietti di diverse dimensioni che conservano i resti dei più importanti monumenti antichi di Florentia, la Firenze romana, quali il Capitolium e il Tempio di Iside. Queste strutture vennero realizzate dal Milani per esporre, in maniera suggestiva e scenografica, elementi di decorazioni architettonica, frammenti di edifici e di impianti termali oltre ad un nutrito gruppo di iscrizioni e di reperti provenienti dall’ area del Foro romano. Con il trascorrere del tempo gli elementi architettonici del cortile erano stati ricoperti di smog e sporcizia e, in molti casi, in questo luogo erano stati sistemati altri materiali che non avevano alcuna relazione con la storia di Firenze.

 

‘’Questo recupero – ha spiegato G. Carlotta Cianferoni, curatrice del Museo Archeologico - ha consentito anche la riapertura del vecchio ingresso ai cortili da via della Colonna, recuperando anche il portone d’entrata e, sulla base delle foto storiche, ricollocare i materiali nella loro posizione originaria’’. Le edicole e i tempietti sono stati poi puliti e consolidati e sono stati riscontrati i numeri d’inventario originali ancora presenti sui reperti, numeri che sono stati conservati in quanto “storicizzati”. E’ stato infine predisposto un sistema di allontanamento dei volatili ed è stato montato un adeguato sistema di illuminazione che renderà godibile il Cortile anche nelle ore serali.

 

Le operazioni di recupero, seguite dai restauratori della Soprintendenza, si sono svolte nel corso di due anni e sono state l’occasione per la creazione di un campo-scuola di restauro. Vi hanno infatti partecipato allievi del Liceo Artistico di Porta Romana, dell’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli e dell’Escuela Superior de Arte del Principado de Asturias (Spagna). I materiali conservati nei due cortili costituiscono una testimonianza eccezionale della storia di Firenze, dal momento che i documenti conservati nell’Archivio storico della Soprintendenza ci consentono di collegare con precisione i reperti oggi qui esposti ai luoghi di Firenze ove vennero rinvenuti.

 

Il Cortile Maggiore dei fiorentini-Cenni storici 

Grazie al fondamentale contributo dell’Ente Cassa di Risparmio, per ricordare il periodo in cui Firenze fu Capitale del Regno, dal 1865 al 1870, si restituiscono alla visita i due cortili interni del Palazzo della Crocetta, dove sono ancora oggi visibili alcuni resti monumentali della città romana, recuperati nell’ambito del progetto di riordino del Centro di Firenze, approvato dal Consiglio Comunale nel marzo del 1866.

La grande operazione urbanistica, destinata a sconvolgere l’antico cuore della città, prese il via alla fine del 1881, portando ad una trasformazione radicale dell’assetto urbano nell’arco di un decennio:

Le prime demolizioni riguardarono essenzialmente l’area del Mercato Vecchio e furono effettuate sulla base di un progetto di intervento parziale, al quale seguì, solo nel 1885, un vero e proprio piano regolatore con l’indicazione delle aree da demolire, rettificato, in senso ancora più distruttivo, nel 1888.

L’attività edilizia avrebbe dovuto ab origine essere controllata da un gruppo di esperti col compito di tutelare le ragioni dell’arte e della storia, ma, in effetti, solo a partire dal 1888 venne effettivamente nominata una Commissione Storico Archeologica Comunale di cui fu membro Luigi Adriano Milani, già direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze, alla quale si chiedeva espressamente di documentare le operazioni di sventramento con l’ausilio di fotografie, disegni, rilievi e inventari di quanto fosse ritenuto di interesse.

Il clima frenetico che si respirava in quegli anni costituì un grosso ostacolo alla libertà d’azione dei membri dell’organismo di controllo ed in particolare del Milani, a cui furono riconosciute le specifiche competenze inerenti ai rinvenimenti di natura archeologica.

Di fatto, la Commissione potè mettersi al lavoro solo qualche tempo dopo il suo insediamento, avvalendosi anche del supporto dell’architetto Corinto Corinti e dei suoi collaboratori, direttamente incaricati della documentazione. Il primo resoconto di quanto emerso si riferisce, infatti, a lavori del dicembre del 1889 ed è questo il primo dei rapporti che il Corinti consegnerà al Milani dal giugno 1894 al dicembre 1895. Lo studioso fin da subito comprese le possibilità uniche che un’operazione di tale vastità, per quanto devastatrice, offriva al suo specifico campo di studio e molti manufatti antichi furono sottratti alla distruzione e collocati nel Museo Archeologico dopo essere stati rapidamente catalogati.

Le reliquie monumentali testimoni dell’antico splendore di Firenze, con strutture ed elementi di decorazione architettonica del Capitolium e del tempio di Iside, porzioni dell’impianto viario e della cinta muraria, frammenti di edifici abitativi e di impianti termali, nonché un nutrito gruppo di iscrizioni e di reperti scultorei provenienti dall’area del Foro, furono rimontate ed esposte nel Grande e Piccolo Cortile del Museo e sono oggi restituite alla visita proprio in occasione della celebrazione dei 150 anni di Firenze Capitale del Regno.

 

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