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Tribunale di Firenze

Omicidio Ashley Olsen, la giuria: Cheik Diaw uscì dalla casa della donna già deceduta

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Quando Cheik Diaw uscì dall'abitazione di Ashley Olsen, la donna americana di 35 anni trovata morta il 9 gennaio scorso nella sua casa di via Santa Monaca a Firenze, la donna era già deceduta o, comunque, ormai in agonia.

È la conclusione alla quale è arrivata la giuria del tribunale di Firenze che il 22 dicembre scorso ha condannato il 27enne senegalese a 30 anni di reclusione per omicidio. Secondo quanto ricostruito la donna venne uccisa dopo un litigio che seguì un rapporto sessuale consenziente. L'uomo avrebbe spinto violentemente la donna che finì a terra picchiando violentemente la testa. Successivamente la strangolò prima di lasciare definitivamente la casa, portando via anche vari oggetti di proprietà della donna.

I due si erano conosciuti la notte in un locale fiorentino e insieme avevano bevuto. Usciti insieme andarono a casa di Ashley Olsen e, dopo aver assunto cocaina, ebbero un primo rapporto. La giuria non è riuscita ad avere certezze sulle cause del litigio, ma il senegalese (arrestato cinque giorni dopo grazie alle telecamere di sorveglianza che lo avevano ripreso più volte, alle tracce organiche e non trovate nell'appartamento e ad altre prove definite 'decisive') "ha mentito più volte", fornendo diverse versioni.

Esclusa la presenza di altre persone nella casa, e in particolare del fidanzato della 35enne come ipotizzato dalla difesa di Cheik Diaw. Testimoni e telecamere di sorveglianza per i giudici dimostrano con sufficiente certezza, che lui arrivò in via Santa Monaca pochi minuti prima di entrare in casa e trovare la donna ormai senza vita.

 

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