Una colonscopia virtuale, che grazie a una tecnologia avanzata, consente di visualizzare un'immagine tridimensionale dell'interno del colon-retto, proprio come durante una colonscopia tradizionale.
La colonscopia virtuale fa parte dello studio SAVE, che, condotto a Firenze, dal 2013 ha coinvolto circa 15.000 cittadini tra 54 e 65. I risultati dello studio sono stati presentati oggi, nel corso di una conferenza stampa, dall'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, assieme a Gianni Amunni, direttore dell'Ispo, Istituto per lo studio e la prevenzione oncologia, Paolo Bechi, prorettore area medico-sanitaria dell'Università di Firenze, Davide Dettori, amministratore delegato IM3D spa, Grazia Grazzini, dirigente medico Ispo, Lapo Sali, radiologo ricercatore Università di Firenze.
"La prevenzione è uno dei punti cardine della nostra politica sanitaria", dice Stefania Saccardi. "Questo esame mininvasivo ci è di grande aiuto per rendere più semplice lo screening del colon-retto, permettendoci, secondo un modello di "rete" su scala regionale, di integrare il test del sangue occulto fecale, la colonscopia tradizionale e la colonscopia virtuale".
"L'utilizzo della colonscopia virtuale - dichiara Paolo Bechi - introduce innovazione nella prevenzione di una fra le neoplasie maligne più diffuse, grazie a un esame poco invasivo e più sensibile rispetto alla ricerca del sangue occulto fecale. L'Università non può che esprimere compiacimento per questo studio, in attesa di conoscere i risultati definitivi. Soltanto allora si potrà valutare appieno il vantaggio indotto dall'introduzione della colonscopia virtuale nello screening".
Per Gianni Amunni, si tratta di "un progetto di ricerca con la collaborazione del privato che apre nuove interessanti prospettive per lo screening".
Il tumore del colon-retto è al terzo posto per frequenza tra gli uomini e al secondo tra le donne. Nella maggior parte dei casi il tumore è preceduto dai cosiddetti polipi adenomatosi, che in alcuni casi possono con gli anni trasformarsi in tumore vero e proprio. E' proprio attraverso la diagnosi precoce di piccoli tumori o di polipi adenomatosi che lo screening rivolto alla popolazione è in grado di salvare molte vite.
Oggi in Toscana lo screening mediante il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci è attivo in tutto il territorio regionale. Purtroppo, solo la metà circa della popolazione tra i 50 e 70 anni invitata nel programma di screening aderisce a questo invito effettuando il test di screening.
Allo scopo di aumentare l'adesione della popolazione e di trovare test di screening sempre più efficaci, è stato condotto a Firenze lo studio "SAVE" (Sperimentazione, studio, sviluppo e collaudo di nuovi metodi di prevenzione Avanzata del cancro al colon-retto mediante colonscopia Virtuale in modalità di tElediagnosi), finanziato dalla Regione Toscana mediante fondi europei (POR Creo Fesr 2007-2013), con il contributo dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Lo studio, iniziato nel 2013, è stato promosso dall'Università di Firenze con il coordinamento dell'Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO) e la partecipazione di un'azienda privata, la IM3D spa., che ha fornito la tecnologia necessaria. Allo studio hanno lavorato anche medici dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi e dell'Azienda Sanitaria di Firenze.
Lo studio SAVE ha coinvolto circa 15.000 cittadini tra i 54 e i 65 anni residenti nella città di Firenze. Di questi, circa 5.000 sono stati invitati ad effettuare una colonografia TC (colonscopia virtuale), mentre a circa 1.000 persone è stata proposta una colonscopia tradizionale e circa 9.000 sono stati invitati al test di screening standard (ricerca del sangue occulto fecale).
La colonscopia virtuale è un esame radiologico TAC dell'addome che mediante una tecnologia avanzata consente di visualizzare un'immagine tridimensionale dell'interno del colon-retto, come durante una colonscopia tradizionale. Lo studio ha messo in campo un sistema di telemedicina, in cui le immagini radiologiche sono state acquisite in sedi dislocate sul territorio e poi inviate ad un centro di lettura unico, con radiologi esperti coadiuvati da un sistema computerizzato (CAD, Computer Aided Detection, un sistema di diagnosi automatizzata assistita da algoritmi computerizzati).
Sono già disponibili i primi risultati dello studio, anche se per quelli definitivi dovremo aspettare il 2017, quando le persone invitate al test del sangue occulto fecale saranno state invitate per altre due volte (ogni due anni). A quel tempo saranno anche valutati e confrontati i costi complessivi delle diverse strategie di screening.
Dai primi dati emerge che l'adesione della popolazione è più alta nel gruppo invitato a fare la ricerca del sangue occulto fecale (circa il 50%), in confronto con l'adesione delle persone invitate alla colonscopia virtuale (circa il 28%), mentre molto bassa è risultata la risposta all'invito a fare una colonscopia tradizionale (solo il 15%).
E' però molto importante far notare che la capacità di diagnosticare lesioni significative (tumori o polipi adenomatosi) è stata molto maggiore nel gruppo che ha fatto la colonscopia virtuale rispetto a quello che si è sottoposto alla ricerca del sangue occulto fecale.
Dai risultati di questo studio, di grande rilevanza scientifica a livello internazionale, emergono dati promettenti per l'utilizzo della colonscopia virtuale nello screening del colon retto, da valutare in esperienze future indirizzate alla persone che non aderiscono all'invito tradizionale di screening.
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