Dr Manetti che giudizio dà sull'ortodossia del libro di Padre Serafino che verrà presentato a Firenze?
Esprimere un giudizio sull’ortodossia di quanto un teologo del livello del valore di Padre Serafino Lanzetta scrive è, per me, particolarmente imbarazzante, non essendo io teologo. Quello che, però, posso dire, con il sensus fidei del semplice fedele, è che la monumentale opera che ci apprestiamo a presentare il 25 settembre prossimo venturo a Firenze non solo non contiene alcuna eresia o, anche solo, alcuna tesi prossima all’eresia, ma è un’opera di amplissima documentazione, nella quale vengono esaminate le maggiori correnti interpretative dei documenti del Concilio e dell’Assise nel suo complesso. È un testo del quale si deve apprezzare la completezza e l’obiettività di esposizione, senza lasciarsi fuorviare da pregiudizi. Se mi è consentito dirlo, è molto bello come Padre Serafino sappia entrare non solo nelle idee, ma anche nell’anima delle varie interpretazioni, ivi comprese quelle a lui più lontane.
Eppure sembra che il Cardinal Betori, che pur è, o era, annoverato tra i vescovi "conservatori" non consideri "ortodosso" il libro di Padre Lanzetta....
A giudicare dalla lettera inviata all’Avvocato Ruschi, Presidente dell’Associazione Comunione Tradizionale, lettera nella quale vieta espressamente a Padre Serafino di celebrare pubblicamente a Firenze la Santa Messa di sempre, non si evince una condanna dottrinale del contenuto del libro, ma, se così si può dire, una condanna “politica” del testo: si dice che un Vescovo non può approvare le tesi ivi contenute, senza sostenere che esse siano eretiche e, quindi, lasciando il dubbio che questa impossibilità non sia dovuta alle tesi stesse, ma alla posizione del Vescovo; tanto come dire che non sarebbero ragioni dottrinali, ma ragioni “pastorali” ad indurre un qualunque capo di diocesi cattolica a non esprimere pubblicamente il suo appoggio al grande lavoro di Padre Serafino.
Se mi posso permettere di allargare leggermente il discorso, è il dramma, per non dire la tragedia, in cui si trovano tutti i cosiddetti “conservatori” cattolici: essi vorrebbero, forse, nel fondo del cuore, tornare alla verità, ma motivi di opportunità pratica, oggi definiti «pastorali», impediscono loro di abbracciarla e confessarla come eterna ed immutabile. Ecco che, per tentare di sfuggire all’accusa (oggi così comune) di «tradizionalismo» o, addirittura, di «criptolefebvrismo», si vedono costretti a sostenere tesi ed a compiere azioni degne degli esponenti del più estremistico progressismo cattolico.
E come si spiega il divieto fatto alla Comunione Tradizionale di far celebrare nella chiesa di San Gaetano la Messa in rito romano antico... nella stessa chiesa dove si è installato l’Istituto di Cristo Re e Sommo Sacerdote di Gricigliano? Come considera questo "repentino" cambiamento dell'Arcivescovo di Firenze che, fino a poto tempo fa, concedeva a tutti il permesso di celebrare la Messa?
Come lo stesso Cardinale spiega nella sua lettera, i motivi non sono di ordine dottrinale, ma pastorali, politici, ideologici… Oggi, dopo l’ascesa al trono pontificio di Papa Francesco, i prelati “a maggior rischio” sono proprio i cosiddetti “conservatori”, come il caso del Cardinal Piacenza sta a dimostrare, in maniera emblematica, non fosse altro che per questioni di tempistiche (si è trattato, di fatto, della prima defenestrazione operata dal nuovo Pontefice). Ecco che, come dicevamo, essi si trovano costretti a dare prove di fedeltà al “nuovo corso” certamente maggiori di quelle richieste ai loro colleghi progressisti, ai quali il passato di contestazione del corso di Benedetto XVI fa quasi da assicurazione sulla vita, da garanzia per il futuro di una loro convinta adesione ai principi che informano la cosiddetta “Chiesa della misericordia”. I conservatori, invece, non avendo dato queste prove, sono costretti a fornirne di maggiori nel presente e nel futuro e, soprattutto, non si possono permettere il benché minimo cedimento, anche solo apparente, nei confronti dei “tradizionalisti”.
È una posizione umanamente molto difficile, dalla quale si può uscire unicamente riscoprendo il primato della verità sulla prassi, della Fede sulla pastorale, di Nostro Signore Gesù Cristo sulla gerarchia. Non è solo una questione di coraggio: dopo decenni di svalutazione della verità a vantaggio del raggiungimento tattico di risultati pratici, diviene difficile sacrificare tutto per essa, diviene, anzi, difficile, addirittura, a rendersi conto di doverlo fare.
Allora Padre Serafino Lanzetta non è un pericoloso eretico?
Padre Serafino Lanzetta non solo non è un pericoloso eretico, ma è, nonostante la giovane età, uno dei maggiori teologi viventi, brillante e profondo al tempo stesso, capace, come dicevamo, di comprendere in profondità il modo di sentire dell’interlocutore, individuandone non solo gli errori, ma anche le cause dei medesimi.
Come andrà a finire il commissariamento dopo che la maggior pare dei membri dell'Ordine ha chiesto - senza ottenerlo - il permesso di uscire?
Tutto quanto avvenuto finora lascia presumere che ci sia una deliberata intenzione di “liquidazione” dei Frati Francescani dell’Immacolata, tanto nel ramo maschile, quanto in quello femminile. Le tempistiche, a volte accelerate ed altre rallentate, sono strumentali a questo fine, anche se sono, almeno per me, di difficile previsione. Si può affermare, senza tema di smentita, che la vicenda dei Francescani dell’Immacolata faccia chiarezza e sveli il volto violento del Modernismo, dove conduca la gramsciana prevalenza della prassi sulla teoria.
Se mi è consentito, vorrei approfittare di questa Sua cortese intervista per invitare tutti a continuare la testimonianza in difesa della verità sull’Ordine fondato da Padre Manelli e Padre Pellettieri, affinché non cada mai il silenzio su questa triste vicenda, silenzio da cui possono trarre profitto solo i persecutori.
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