La mattina dello scorso 25 aprile, a Firenze ed a Trespiano, sono comparse diverse scritte intimidatorie, con tanto di stella a cinque punte, in risposta alla commemorazione delle vittime appartenenti alla RSI, organizzata da Casaggì e la Giovane Italia. Incontriamo Marco Scatarzi, responsabile di Casaggì Firenze, che ci racconta come tali scritte minatorie siano venute a conclusione di un periodo di tensione che andava avanti da giorni.“Organizziamo questa commemorazione da una decina d'anni e sistematicamente, nei giorni che precedono il 25 aprile, notiamo un innalzamento del livello di tensione – dichiara Scatarzi – da parte della Sinistra Radicale. Noi non facciamo questa commemorazione con intenti di odio o provocazione, bensì di pacificazione nazionale in ricordo di tutti i caduti della Seconda Guerra Mondiale. Dalla notte di giovedì scorso sono iniziate ad apparire nei pressi della nostra sede le scritte: ogni mattina noi le ricoprivamo con la tempera, ma il giorno successivo ce ne erano di nuove. Le i testi recitavano i soliti slogan: «a piazzale Loreto c'è ancora posto», «fascisti al muro», «fasci appesi»...ma la cosa più preoccupante è che una mattina abbiamo trovato una scritta che riportava nome e cognome di un nostro militante, seguito dall'indirizzo di casa firmato con la stella a cinque punte. Dopo averla cancellata, la notte stessa, è stata rifatta con le stesse caratteristiche”. “Siamo abituati a ricevere minacce, Casaggì conta 2.000 iscritti di cui un centinaio attivi quotidianamente in tutte le iniziative che portiamo avanti, ma l'intimidazione, con quelle modalità, contro un appartenente della nostra associazione la riteniamo preoccupante - prosegue – riporta ad anni bui della storia del nostro Paese e mi sembra che le Istituzioni stiano sottovalutando il problema”. “Il nostro è un centro sociale di destra – continua – abbiamo valori ed ideali ben precisi, ma, oltre all'attività politica, ci rivolgiamo ai giovani per offrire anche tante cose che esulano dalla stessa; abbracciamo a trecentosessanta gradi la vita umana, cerchiamo di dare una formazione culturale, e mettiamo gratuitamente a disposizione dei cittadini anche una serie di servizi di pubblica utilità. Abbiamo una ricca biblioteca con materiale introvabile, c'è lo sportello per il cittadino con consulenze gratuite da parte di avvocati e commercialisti, una segreteria politica per consentire agli utenti di mettersi in contatto con le Istituzioni, uno sportello del lavoro per chi cerca un'occupazione, teniamo corsi di autodifesa, di computer e di discipline artistiche. Ci autofinanziamo con la nostra libreria dove sono in vendita pubblicazioni difficilmente trovabili altrove e con il bar all'interno della nostra sede. Poi, organizziamo concerti, cineforum con cadenza settimanale, mostre ed iniziative volte a sostenere le persone che si trovano in difficoltà. Chiunque si può rivolgere a noi, non guardiamo il loro orientamento politico, il tutto fatto rispettando le norme di base delle vigenti leggi”.
Un giovane militante di Casaggì ci racconta di come le attività svolte all'esterno del centro sociale siano ostacolate non solo dagli appartenenti della sinistra radicale, ma, ad esempio, anche da alcuni docenti quando viene svolta l'attività di volantinaggio fuori dalla scuole fiorentine.
“L'ultimo episodio di intolleranza violenta – riprende Scatarzi – è stato il 26 di marzo: mentre era in corso un presidio dei centri sociali di sinistra, nei pressi della nostra sede provvisoria vicino a piazza Alberti, alcuni manifestanti hanno visto transitare un'auto, con a bordo dei nostri militanti, alla quale hanno spaccato i vetri. Il presidio non era autorizzato e le Forze dell'Ordine presenti non hanno neanche sanzionato gli autori del gesto”. “Questo clima e questi episodi sono brutti – conclude – noi non andiamo mai a provocare o ad usare violenza verso chi la pensa diversamente da noi. Ogni nostra iniziativa, anche non politica, viene sistematicamente attaccata. Probabilmente loro non tollerano che una destra sociale possa fare cose e tocchi dei temi che loro storicamente sentono come appartenente al loro monopolio culturale. Oltre a scriverlo sui manifesti, mettiamo in atto quello che sulla carta offriamo e stiamo diventando un punto di riferimento per i cittadini, evidentemente questo dà noia, se non fossimo scomodi non avremmo questo tipo di ostracismo”.
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