Trasformare i programmi marittimi e farli diventare, da transfrontalieri a transnazionali come ha proposto la Commissione europea, accentrandoli quindi rispetto ad un ruolo da protagonisti che hanno oggi invece i territori, vorrebbe dire vanificarne l'impatto. Ma è un po' come negare anche una certa idea di Europa, che si è affermata e fatta strada negli ultimi dieci anni. La Toscana dunque è contraria.
Lo ripete il consigliere del presidente della Regione Enrico Rossi, Gianfranco Simoncini, che ha seguito negli ultimi tre giorni l'incontro annuale del Programma maritttimo Interegg Italia-Francia 2014-2020. Tre giorni, a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, di bilanci, di progetti da approvare per il prossimo anno ma anche con uno sguardo puntato ancora più avanti nel futuro, verso il prossimo settennato che arriverà dopo il 2020.
Ad un accentramento dei programmi marittimi, superando l'attuale ambito transfrontaliero, la Toscana è contraria. Posizione simile a quella espressa da Simoncini è stata sostenuta ieri mattina dalle altre quattro regioni del programma marittimo Italia-Francia e in particolare da Marie Antoniette Maupertuis, assessore della Corsica. Ma sono contrarie anche altre Regioni italiane. E' contrario in Europa il Comitato delle Regioni. Hanno già detto "no" anche alcuni Paesi Baltici: sono i più coinvolti, ma pure l'Italia rischierebbe un taglio delle risorse se la proposta andasse avanti.
Oggi con i programmi marittimi transfrontalieri si promuove lo sviluppo integrato di due stati membri dell'Unione o di uno stato membro di un paese terzo. I programmi riguardano i confini sia terresti che marittimi: coinvolgono dunque l'Italia verso Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Grecia, Malta ma anche aree transfrontaliere che l'Italia condivide con Albania, Montenegro, Tunisia e altri paesi del Mediterraneo. Domani però i programmi transfrontalieri, quelli dove attivo è il ruolo delle Regioni, pare che si dovranno limitare ai soli confini terrestri e quindi i programmi marittimi verrebbero esclusi da questo ambito. Un rischio da contrastare.
Per il prossimo anno l'Interreg Italia-Francia ha deciso di finanziare intanto altri 27 progetti. Sono quelli del terzo avviso, la cui graduatoria è stata approvata ieri e che si aggiungono ai 70 già ammessi a contributo dal 2014 (di cui 62 vedono coinvolti a vario titolo partner toscani). Quattro sono le aree su cui si punta: l'anticendio boschivo, per una gestione congiunta della prevenzione e del rischio (12 i milioni investiti e cinque i progetti), la sicurezza nella navigazione grazie agli strumenti e la tecnologia offerta dall'information technology, l'osservatorio sulle merci pericolose e laboratori congiunti per migliorare le competenze dei lavoratori (altri 12 milioni di euro), la gestione integrata del patrimonio naturale e culturale (8 milioni) e il grosso tema del lavoro (10 milioni) con il coinvolgimento dei servizi per l'impiego, politiche sperimentali nelle filiere nautiche e la mobilità studentesca.
Il programma di cooperazione Italia-Francia marittimo comprende un'area di sessantamila chilometri quadrati, coinvolgendo sette milioni di cittadini, dalle coste della Toscana alla Liguria, dalla Corsica alla Sardegna fino alla regione francese della Provenza, Alpi e Costa Azzurra. Si tratta di uno specchio di mare su cui si affacciano 18 porti commerciali, otto aeroporti e 466 siti Natura 2000, ovvero siti di interesse comunitario (355 solo in Italia) istituiti per difendere habitat e specie animali e floreali minacciate. La tutela dell'ambiente, delle acque ma anche dell'aria, e i cambiamenti climatici sono uno dei focus più importanti su cui si sono succeduti negli ultimi anni numerosi interventi. Ma lungo i 4200 chilometri di coste italiane e francesi coinvolte dal programma, caratterizzate da un patrimonio culturale e naturale di sicuro valore e che hanno potuto contare su oltre 199 milioni di euro a disposizione (di cui quasi 170 provenienti dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale), si è intervenuti anche su snodi viari, sui trasporti di merci e passeggeri e sulla sicurezza in mare, sulle ciclabili da pianificare all'interno di un itinerario turistico comune, per il sostegno alle piccole e medie imprese e all'imprenditorialità, per la creazione di piattaforme di servizi.
Tra le buone pratiche comuni si segnalano nel contrasto dei rischi ambientali la creazione di reti e la firma di accordi tra i sedici parchi naturali dell'area, la gestione congiunta del problema dell'erosione della costa, il monitoraggio anche delle condizioni meteo che, per quanto riguarda la sicurezza in mare, vede ad esempio in costruzione una rete di antenne radar a bassa frequenza e sensori per il rilevamento dei venti in porto.
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