Dopo 16 mesi dall'agguato nel palazzo curiale in cui rimase ferito don Paolo Brogi, segretario dell'allora arcivescovo Giuseppe Betori, parla l'unico accusato Elso Baschini, friulano di 75 anni. Lo fa durante la seconda udienza del processo che lo vede imputato per tentato omicidio.
L'anziano pluripregiudicato, specialista in furti e rapine, non ci sta, si difende con forza: "In me è stato trovato il bersaglio perfetto, un bersaglio facile. Sono il risultato dell'autostrada più semplice da percorrere. Non sono certo un santo - ammette - nella mia vita ho fatto tanti errori, ma a questa storia sono estraneo per molte ragioni".
Si scaglia contro il suo grande accusatore, l'algerino Mohamed Kahoul Toufic, meglio conosciuto come John. Lo definisce un delatore, un uomo a cui si è voluto credere per forza. "Insieme a lui - racconta - avevamo progettato dei furti da fare insieme. Un giorno mentre stavamo passeggiando in via de' Pandolfini, passando davanti alla Curia gli ho detto: qui abita un personaggio molto ricco. Tafouk è un bravo attore, dalla vivace eloquenza e fantasia ma non ha spiegato molte cose.
Ha inventato di sana pianta. A cento metri da casa sua c'è il commissariato perché non è andato subito a denunciarmi? Quali fatti provano la mia colpevolezza? Il fatto di essermi tinto la barba e rasato i capelli? Io avevo l'abitudine di farlo. Oppure l'atteggiamento sospetto? Dopo 30 anni di carcere è naturale. Sono scappato tante volte e sono anche evaso. Quando mi sono accorto di essere pedinato dalla polizia ho pensato a tutto, vivendo in casa con tossici e spacciatori, ma non all'attentato al vescovo".
La sera della sparatoria, il 4 novembre 2011, Baschini dichiara di trovarsi in casa e di aver appreso la notizia dell'agguato in Curia dalla televisione. Sia Betori che il segretario hanno sempre detto di non essere sicuri al cento per cento di riconoscerlo, visto che la sera dell'attentato era buio. Anche durante l'udienza del processo l'attuale cardinale ha ribadito di non esserne certo, ma ha detto che Baschini potrebbe essere 'compatibile' con il suo aggressore.
Infine, l'identikit (in verità due) che a suo tempo i religiosi fornirono alla polizia non ha nulla a che fare con la fisionomia dell'imputato. A questo punto non resta altro che seguire l'evolversi del processo presieduto da Maria Teresa Scinicariello, in cui Baschini ha già assicurato: "Ho tante cose da dire e al momento opportuno le dirò".
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