Una situazione insostenibile. Con queste tre parole si può riassumere ciò che stanno vivendo alcune famiglie residenti in via del Ponte all'Asse, a pochi metri da piazza San Jacopino.
Nello scorso agosto ha aperto un ristorante etnico e da allora, per coloro che abitano negli stabili sopra il locale, le notti insonni sono diventate ordinarie.
Il ristorante è sprovvisto dell'adeguata insonorizzazione, il che presuppone, stando alle vigenti norme, che l'esercizio sia obbligato a chiudere entro le 22:30, ma non è così. “A volte fino alle 4 del mattino ci sono urla e schiamazzi – ci raccontano – quando va bene la baraonda cessa attorno a mezzanotte, ma qui abita gente che lavora: non ne possiamo più. Abbiamo chiamato tutti – prosegue – Vigili, Polizia, Carabinieri, fatto denunce in Comune e agli organi competenti, ma niente è cambiato. Magari quando interviene la Polizia dopo si dorme, ma il giorno successivo siamo daccapo. Oltre al rumore – spiegano – c'è il mancato rispetto delle norme che riguardano i locali che preparano alimenti, fanno come gli pare, niente è in regola. L'altra sera il Consigliere Comunale Tommaso Grassi è stato qui a rendersi conto di persona, chiedetegli cosa ha sentito e cosa ha visto (nella prossima seduta del Consiglio Comunale, Grassi presenterà un'interrogazione al riguardo, ndr). Da quando la notizia è apparsa sulla stampa il Comune ha dimostrato un interesse che prima non c'era, ma siamo ben lontani dal risolvere il problema. Siamo anche arrivati a ricevere minacce e provocazioni, alcune mattine abbiamo trovato sull'uscio di casa deiezioni umane, abbiamo le foto che lo dimostrano. Non riusciamo a capire come mai dopo oltre quattro mesi di reiterate segnalazioni, si sia ancora a questo punto, oltretutto la titolare del ristorante pare che sia l'ex proprietaria del locale di via Palazzuolo che fu chiuso a seguito di una maxi rissa. Anche lì la gente era da mesi che si lamentava, ma non fu preso alcun provvedimento, la dovrebbero conoscere. Non è una questione di razzismo – concludono – troviamo semplicemente ingiusto che gli sia consentito di fare come gli pare, in barba a leggi e norme: noi chiediamo solo che si comportino come è tenuto a fare qualsiasi esercente”.
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