Una vera e propria emergenza. Una piaga che non sembra aver fine. Una malattia che pare colpire un numero sempre maggiore di uomini e che fa loro vedere le donne solo come oggetti sessuali. Da avere, ad ogni costo.
La cronaca degli ultimi mesi è piena di episodi raccapriccianti di stupri e violenze. Anche la nostra città non è esente, purtroppo, dal fenomeno. Immigrati, padri di famiglia, persino carabinieri. Esiste un sistema attraverso il quale le donne possono difendersi da questi delinquenti? La risposta è sì. La condizione essenziale è ovviamente quella di essere lucide. Alcool e droghe annebbiano la vista ed i riflessi e sono il peggior nemico per una donna in difficoltà. Ma non basta. Esistono anche numerose tecniche di difesa personali, che consentono al "sesso debole" di trasformarsi in delle autentiche wonder woman. La più efficace è senza dubbio quella che prende il nome di Krav Maga, una disciplina nata nel lontano 1972 in Israele. La parola krav maga in ebraico moderno significa letteralmente "combattimento con contatto/combattimento a corta distanza". È costruito estrapolando e semplificando i movimenti e le tecniche apprese attraverso lo studio delle arti marziali in modo da renderlo il più semplice ed efficace possibile durante un combattimento senza regole. Al suo fondatore Imi Lichtenfeld l'esercito ed i servizi segreti chiesero di sviluppare un sistema di combattimento efficace ma rapido da apprendere, al fine di addestrare le neonate forze di difesa israeliane. L'esperienza personale di Lichtenfeld influenzò pesantemente lo stile e la filosofia del Krav Maga: infatti egli, grande ginnasta, pugile e campione di lotta libera, alla base teorica aggiunse una grande esperienza di lotta di strada, maturata in una gioventù in parte passata a lottare per la vita nei vicoli del suo paese natale, allora occupato dai nazisti. Il risultato della sua opera fu un sistema di combattimento pensato espressamente per venire appreso efficacemente in tempi rapidi. Poiché risponde a criteri di natura militare e autodifesa, punta all'immediata neutralizzazione dell'avversario. Trae origine prevalentemente da judo e jujitsu (quest'ultima disciplina conosciuta sia dal fondatore che da suo padre), dalle quali ha mutuato, oltre alle tecniche di leva e proiezione, anche il sistema di Dan e cinture per definire il grado del praticante, ma non la divisa (il judogi) né l'impiego di kata. Sono numerose le particolarità del Krav. Prima tra tutte quella di colpire punti non allenabili, ovvero occhi, polsi, genitali e collo. E di insegnare metodi per potersi difendere anche da aggressioni portate con bastoni, coltelli o pistole. Un modo per azzerare le differenza di peso e forza tra un pericoloso stupratore di 100 chilogrammi ed una indifesa studentessa di 50. Durante gli allenamenti gli uomini e le donne indossano sempre la conchiglia para genitali. Nel Krav prima si forma l'uomo della strada, il comune medioman, e gli si insegna le tecniche attraverso le quali può difendersi. Superato un livello iniziale, si pensa a far diventare una semplice casalinga annoiata in una vera atleta. Gli allenamenti consentono a chi viene aggredito di non restare immobile, di avere la prontezza di reagire, difendersi e poi, una volta neutralizzato il delinquente, scappare. I principali corsi organizzati nella nostra città sono quelli tenuti dalla SIKM, la Scuola Italiana Krav Maga fondata da Marco Buschini. A Firenze, in numerose palestre (la lista è presente nel sito della scuola www.kravmaga.it), Matteo Laffi e Paolo Mazzei insegnano questa affascinante disciplina a uomini e donne di ogni età. Un piccolo impegno (solitamente due lezioni alla settimana di un'ora ciascuna) che potrebbe risultare decisiva per la nostra vita. Perché, come dicevano i latini, si vis pacem para bellum.
Christian Campigli
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