Arriva la notizia di un altro trasferimento all'interno dell'Ordine dei Frati Francescani dell'Immacolata. La congregazione che guida a Firenze la parrocchia di Borgo Ognissanti. Dopo il priore, l'apprezzato teologo padre Serafino Lanzetta, questa volta ad essere allontanato dai propri fedeli è padre Leopoldo, sacerdote filippino dal sorriso affabile.
A dispiacersene sono soprattutto i ragazzi ai quali impartiva la catechesi e i propri genitori, che hanno espresso tutto il loro disappunto al nuovo rettore padre Rosario Bruno che per ora non ha dato risposte. Difficile capire perché ci sia stato un tale accanimento nei confronti di una famiglia religiosa fiorente di studi, attività teologico-culturali e soprattutto di vocazioni. La frattura risale al 2012 quando le rimostranze di 5 frati su 784 tra religiosi e religiose portarono al successivo commissariamento.
Alla base dei provvedimenti punitivi c'è l'accusa ai francescani dell'Immacolata di essere criptolefevriani. In altre parole la scelta da parte della stragrande maggioranza dei frati di celebrare la Santa Messa in rito romano antico. La messa di sempre mai proibita (per celebrarla dopo il Vaticano II era necessaria l'autorizzazione del vescovo) totalmente liberalizzata da Benedetto XVI nel 2007 col Motu Proprio Summorum Pontificum. Queste all'epoca le parole dell'attuale papa emerito: "La liturgia latina della Chiesa nelle varie sue forme, in ogni secolo dell'età cristiana, ha spronato nella vita spirituale numerosi santi, ha rafforzato tanti popoli nella virtù di religione e ha fecondato la loro pietà".
Anche padre Leopoldo ogni domenica celebrava la messa antica, piena di silenzi e sacralità, rivolto a Dio e non ai fedeli. Forse anche per lui vale la medesima accusa di essere criptolefevriano. Fatto sta che fra Sorriso, così lo chiamano i suoi ragazzi, non si è scomposto. Ha rincuorato chi gli sta vicino affermando seraficamente: "Bisogna pregare! Per l'Ordine e per la conversione di chi ci osteggia nella vita e nella fede".
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