Io non partorisco. Io faccio partorire.
Gli uomini hanno bisogno di una sfinge per partorire la bellezza.
Per diventare artisti.
Io li faccio partorire. Li ho fatti partorire, tutti!...
Dicono che il mio talento sia saper annusare il talento...
Dove tutti vedono un nano, io vedo un Toulouse-Lautrec.
Se c’è una tizia muta, a occhi bassi, contro il muro, io sento profumo di Cocò, nel senso che sarà Chanel.
Sono una cercatrice di geni... Una cercatrice di meraviglie umane.
(Misia Sert)
Con “Io sono Misia. L’ape regina dei geni”, in scena sabato 18 marzo al Teatro Manzoni di Calenzano alle 21,15, si rivela per la prima volta al pubblico toscano l’incredibile storia e la fascinosa personalità di Misia Sert, origini polacche, pianista di talento, allieva di Fauré e apprezzata da Lizst, ma soprattutto straordinaria mecenate a cui si deve la scoperta, tra gli altri, di Coco Chanel.
Il suo salotto parigino era frequentato da artisti, politici e persone di cultura. Tra gli altri Pablo Picasso, Paul Morand, Pierre Reverdy, Serge de Diaghilev. E ancora, Misia fu ritratta da Renoir e da Toulouse-Lautrec, ispirò Jean Cocteau per il personaggio della principessa de Bornes nel romanzo “Thomas l’imposteur” e fu definita da Proust come “un monumento di storia, collocata nell’asse del gusto francese come l’obelisco di Luxor nell’asse degli Champs – Elysées”. La ritroviamo anche nella celebre “Recherche”, nei panni della principessa Yourbeletjef e di Madame Verdurin.
Liberamente ispirato dalle memorie di Misia Sert, il testo teatrale del poeta Vittorio Cielo è affidato alla regia di Francesco Zecca.
“Io sono Misia” è il ritratto vivido di una straordinaria mecenate, di una donna magnetica e battagliera, tre matrimoni e altrettanti divorzi con uomini d’affari e artisti, il cui motto era “Io non partorisco. Io faccio partorire”.
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