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requisitoria pm

Processo Magherini, pm chiede condanna carabinieri e volontaria Croce Rossa. Sarà giustizia?

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

Condannare a nove mesi di reclusione per concorso in omicidio colposo, tutti i carabinieri (Castellano, Ascenzi, Corni e Della Porta) e una volontaria (Matta). Assolvere l'altra (Mitrea). Aggiungere un ulteriore mese al carabiniere accusato anche di percosse (Corni). Queste le richieste avanzate dal pubblico ministero, Luigi Bocciolini, nel corso della requisitoria di questa mattina, al Palazzo di Giustizia di Firenze, durante il processo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta nella notte tra il 2 ed il 3 marzo 2014 durante un fermo dei militari dell'Arma in Borgo San Frediano.

Richieste minime di condanna del pubblico ministero che stridono con una realtà processuale diametralmente opposta ma che possono rappresentare un punto di partenza per rendere giustizia ad una persona strappata alla vita.

Dopo le frasi dell'accusa c'è stato un uragano di emozioni che ha attraversato l'aula 28. Sentire parlare il pubblico ministero ha fatto male a chi nella propria mente ha impresse le immagini del cadavere di Riccardo Magherini. Pieno di lesioni, tagli, lividi.

 

NESSUNA VIOLENZA SU MAGHERINI - “Non c'è stata violenza” ha detto il pm rimarcando anzi “i comportamenti alterati di Magherini iniziati da St. Regis”. Il pubblico ministero è rimasto a sedere per un'ora e ha cercato di mettere in evidenza il comportamento anomalo che avrebbe avuto Riccardo quella sera prima di morire e che sarebbe dovuto esclusivamente alla cocaina. Una discussione, a tratti anche svogliata e imprecisa, con descrizioni e toni finalizzati a sollevare i carabinieri da qualsiasi tipo di responsabilità.

 

EXCITED DELIRIUM E TESTIMONIANZE CANCELLATE - Ha cavalcato affannosamente le tesi dei tossicologi Francesco Mari e della sua consulente Elisabetta Bertol, coniugata proprio Mari, sull'excited delirium e una parte della perizia del medico legale (Norelli) decidendo di escludere qualsiasi tipo di violenza su Magherini.

 

NESSUNA COMPRESSIONE, “UNO O DUE CALCI” - Ha parlato di “collo e torace non compressi” e di “nessun riscontro autoptico su lesioni da azioni violente” cancellando dal processo le tante testimonianze che si sono susseguite e che hanno descritto situazioni e circostanze ben diverse.

In primo luogo la compressione di Riccardo Magherini a terra e poi i calci ricevuti dall'uomo da parte dei carabinieri. Sembra incredibile come il ginocchio che premeva sul collo non sia stato menzionato dall'accusa. Cancellato. Eppure era lo stesso ginocchio che testimoni a cinque metri hanno visto descrivendo Riccardo Magherini “schiacciato come una cotoletta”.

I calci, descritti da chi stava vicino con precisione e dolore, stabiliti dal pm in “uno o due”, sono l'immagine oggi cancellata di quella che invece era la fotografia di quella notte. Del dolore provato da un uomo, descritto, documentato, raccontato da tanti testimoni. Ancora oggi si è scelto di non sentire quelle urla ma inspiegabilmente accanirsi su chi era possibile. Riccardo Magherini.

 

DISCREDITO SULLA PERSONA - La linea di discredito personale gettata sull'uomo è stata rilanciata in aula dal pubblico ministero quando ha citato nuove quantità di cocaina assunte da Magherini. “Fino a cinque grammi prima di morire”. Che Riccardo quella notte avesse assunto cocaina è scientificamente provato. Di certo c'è, che nell'autopsia non ci sono tracce dei cinque grammi descritti dall'accusa.

Non sono scientificamente riconosciute, però, le tesi dell'excited delirium con cui vorrebbero farlo morire i tossicologi, così come gli esperimenti citati dal professor Gattinoni, consulente dei carabinieri, definiti dal pm “non degni di considerazione”.

 

NESSUNA CONDOTTA ILLECITA DEI CARABINIERI - Il pm non rileva nessun tipo di condotta illecita da parte dei carabinieri. L'arresto “è conforme”, i carabinieri hanno soltanto sbagliato a mantenere a terra Magherini violando di fatto una circolare sui protocolli d'arresto. Il male minore per i militari. Una mannaia per la volontaria Cri per cui è stata chiesta la condanna al pari di quella dei carabinieri. Sembra incredibile che possano essere riconosciute identiche responsabilità, ma è andata così.

 

CONDANNATE LA VOLONTARIA - La soccorritrice non avrebbe fatto niente per assistere Magherini, anche se nel processo è emerso come invece sia stata l'unica dei tre ad avvicinarsi all'uomo. Il pm liquida la posizione della volontaria velocemente. Doveva fare il Bls e non l'ha fatto. Ma tutti i medici sfilati in aula hanno spiegato come quella manovra è possibile soltanto a pancia in su e non nella posizione prona in cui era tenuto Magherini ammanettato e soprattutto mai liberato dai militari per consentirne l'esame gas che avrebbe consentito di dare una valutazione clinica. Sarà l'avvocato Manzo, il prossimo 7 giugno nell'udienza già fissata, a replicare alla requisitoria del pm.

Per l'altra volontaria Cri arriva invece la richiesta di assoluzione per non aver commesso il fatto. Una scelta che appare ragionevole ma che lascia aperti i dubbi sulle azioni che invece la collega avrebbe avuto per causare la morte di Riccardo Magherini. Se dovesse esserci una sentenza di condanna, chi, fra i volontari che ancora continueranno a salire su un'ambulanza, soccorrerà ancora un uomo durante un arresto?

 

LE PARTI CIVILI - Il tempo di una pausa tecnica di qualche minuto, che l'aula 28 del tribunale di Firenze si è tornata a riempire per ascoltare le tre ore di discussione dell'avvocato Fabio Anselmo che, con i colleghi Alessandra Pisa e Mattia Alfano, difende la famiglia Magherini. Tutta un'altra storia quella raccontata dall'avvocato ferrarese con passione pungente e con una forza granitica che ha lasciato poco spazio all'immaginazione.

“Non è il processo dei Magherini, non è un processo montato dalla stampa, qua è morto un uomo nelle mani dello Stato” ha ripetuto più volte l'avvocato.

 

IL VIDEO DEL FERMO IN AULA - Una discussione che ha portato in evidenza il dramma che è accaduto quella notte del marzo del 2014 prima e dopo la morte di Riccardo Magherini. Iniziando da quel video del fermo in Borgo San Frediano che per la prima volta è stato fatto vedere in aula tra l'angoscia e la commozione dei presenti.

 

LE TELEFONATE - Non solo il video, ma soprattutto le telefonate intercorse tra i carabinieri nei momenti in cui si comunicava la morte di Magherini e le ore delle indagini frenetiche nella caserma di Borgo Ognissanti ed è stata smontata in poche parole anche la perizia della difesa dei carabinieri, ugualmente stroncata dal pm.

 

“MORTO PER ASFISSIA” - Anselmo ha parlato senza indugi della cocaina e del fatto che “Riccardo avesse avuto un problema, un unico episodio, una crisi risolta insieme alla famiglia con cui si era confidato”. Non è stata la cocaina ad ucciderlo ma è “morto per asfissia in preda ad un'agitazione psicomotoria”. E' chiaro il legale della famiglia e sostiene la sua tesi elencando tutti i testimoni che hanno parlato del fermo e della “cianosi” sul volto di Riccardo, riconosciuta dai presenti in San Frediano proprio quando il ginocchio di un carabiniere premeva il suo collo.

Quando parla di violenze, l'avvocato Anselmo si gira, guarda il pubblico, si rivolge a Guido e Andrea Magherini, padre e fratello di Riccardo. In quelle parole porta con sé il peso del dolore di tante vite smarrite dopo quella tragica notte. Lo sa e usa il bagaglio dell'esperienza delle aule di tribunale e della difficoltà di processi simili dove la vittima diventa imputato perchè chi è alla sbarra rappresenta lo Stato.

 

“RICCARDO CHIEDEVA AIUTO, MAI VIOLENTO” - “Riccardo Magherini non ha picchiato nessuno non è stato violento neanche a parole” lo scandisce bene in aula e risuona l'eco delle descrizioni invece di chi ha visto il contrario. “Un uomo che aveva bisogno di aiuto e che lo urlava, lo implorava ed era impaurito” ha spiegato molte volte Anselmo citando le frasi dei molti testimoni.

 

LA RAPINA - Si è soffermato sulla “rapina” del cellulare che ha portato all'arresto “illegittimo”. “Non c'è mai stata” ha spiegato “tanto che i carabinieri non sequestrano il telefonino ed il rapinato dichiara che lo aveva preso per chiamare la polizia”.

 

LE INDAGINI DI QUELLA NOTTE - L'ars oratoria del legale della famiglia Magherini è appassionante e coinvolgente, carica e piena di ragione ma il tono diventa quasi drammatico quandodeve descrivere le indagini svolte quella notte. Un elenco di atti ingiusticabili tutti finalizzati a far emergere colpe su Magherini.

E' durissimo contro i carabinieri e contro gli ufficiali in servizio quella notte, parla di fatti “che potrebbero accadere in Turchia”. Dalla perquisizione a casa di Riccardo a quell'interrogatorio alla volontaria accanto al cadavere, fino alla selezione dei testimoni di quella notte che vedevano l'esclusione di quelle persone che erano accanto ai militari e che erano state 'scartate' ma che poi diranno di aver visto atti di violenza contro Riccardo Magherini.

 

“MAI DETTE COSI' TANTE BUGIE”- Ma ha lasciato spazio anche alla linea di discredito personale lanciata contro Riccardo Magherini anche nell'aula di tribunale. “Non ho mai assistito a così tante bugie” e a “ricostruzioni fasulle”, ha detto Anselmo. “Questa famiglia ha dovuto pagare un onere emotivo pesantissimo per tentare di ottenere verità e giustizia” ha concluso tra la commozione degli amici di Riccardo.

 

“NIENTE E' STATO FATTO CHE NON FOSSE UNA SCELTA - E dopo di lui, l'avvocato Pisa ha tracciato la linea dei fatti, immedesimandosi a bordo gazzelle dei carabinieri quella notte. Un'analisi lucida di quello che stava accadendo prima dell'arrivo dei militari in San Frediano e che le ha visto ripetere varie volte una frase: “non è stato fatto niente che non fosse una scelta”. Parole dure che solcano la distanza tra accusa e parte civile.

 

“RICCARDO CERCAVA PROTEZIONE NELLA SUA FIRENZE” - Come quelle dell'avvocato Mattia Alfano che ha esordito chiedendo scusa alla famiglia Magherini. Un intervento toccante, fatto da un uomo di legge al cospetto di una storia drammatica che in un'aula di tribunale non rispecchia il dolore dei sentimenti. Una discussione piena di emozioni e ricordi di Riccardo Magherini, uomo e persona.
“Riccardo ha cercato protezione nella sua Firenze, nelle strade di San Frediano nelle quali è cresciuto, perchè noi fiorentini siamo un po' così cerchiamo sempre Firenze nei momenti cruciali della nostra vita”. Alfano ha parlato di sorrisi e speranza.

La stessa, scalfita dal dolore e dalla rabbia, di Guido e Andrea Magherini e dei suoi amici che non lo hanno mai lasciato.

 

Si torna in aula il 7 giugno alle 12 con le discussioni degli avvocati Manzo e Maccari, difensori delle volontarie della Croce Rossa. La sentenza si avvicina.

 

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