"Da un punto di vista etico, sociale ed economico è inaccettabile che il diritto alla tutela della salute, utopisticamente affidato a una leale collaborazione tra Stato e Regioni, sia condizionato dal cap di residenza del cittadino, a causa di decisioni regionali e locali che generano diseguaglianze nell'offerta di servizi e prestazioni e influenzano gli esiti di salute".
Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente del gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze (Fondazione Gimbe), parlando a Firenze al 'Forum delle opportunità e sostenibilità nel settore della salute', di cui ha coordinato la sessione inaugurale.
"L'elenco delle variabilità regionali è sconcertante – ha proseguito Cartabellotta -: dagli adempimenti Lea ai dati del programma nazionale esiti, dalla dimensione delle aziende sanitarie alla capacità di integrazione pubblico-privato, dal variegato contributo di fondi integrativi e assicurazioni alla disponibilità di farmaci innovativi, dalla governance di libera professione e liste di attesa alla giungla dei ticket, dalle eccellenze ospedaliere alla desertificazione dei servizi territoriali". "Ecco perché - ha concluso -, indipendentemente dalla mancata riforma costituzionale, è indispensabile potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sui 21 sistemi sanitari regionali, nel pieno rispetto delle loro autonomie". (ANSA)
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