"Le radici profonde non gelano mai", questo è il leitmotiv del cortometraggio 'Hora' sulla cultura arbëreshë di Maria Alba e Graziana Saccente, minoranza presente in Italia dal XV secolo, quando il Re di Napoli, Alfonso V d’Aragona chiese aiuto all’alleato Principe d’Albania, Giorgio Kastriota detto Skanderberg, per poter sedare le insurrezioni contro di lui da parte di alcuni principi e feudatari pugliesi e calabresi, che sostenevano la casa reale angioina. Il Kastriota mandò in suo aiuto un esercito con a capo il generale Demetrio Reres e i suoi due figli, Giorgio e Basilio che, giungendo in Italia, in breve tempo riusciranno a sconfiggerei i rivoltosi.
Il Re di Napoli per riconoscenza, ma forse anche per motivi strategico-militari donò loro alcuni territori nominando il Reres Governatore della Calabria, mentre i suoi due figli furono mandati in Sicilia per difendere il regno da eventuali attacchi angioini. Si presume che già in questa fase si siano stanziate nell’Italia meridionale le prime comunità albanesi.
A partire dal 1468, dopo la morte dell’eroe cristiano Giorgio Kastriota Scanderbeg, che aveva combattuto contro la progressiva espansione dell’impero Ottomano in Albania, molti migranti albanesi si rifugiarono nel Sud Italia (tra Calabria, Puglia e Sicilia), rifondando i loro paesi incendiati e distrutti dai turchi. L’insieme di queste piccole e sparse comunità locali verrà denominata Arbërìa.
Sinossi
Anastasia è nata a San Nicola dell’Alto, un piccolo paese calabrese di origine arbëreshë, dove ha trascorso la sua adolescenza. Da più di quindici anni, tuttavia, vive a Bologna. In città, la sua vita scorre tranquilla se non fosse per quel costante richiamo alle proprie radici. Due mondi s’incontrano e si confrontano quotidianamente nella sua mente: da una parte Bologna, moderna e visionaria; dall’altra Hora (il paese), un luogo atavico e sospeso nel tempo.
Ogni estate Anastasia affronta il suo lungo viaggio in treno per tornare a casa, attraversando l’Italia da nord a sud, tra cambi, coincidenze e conversazioni, quasi come un rituale sacro verso la propria terra. Questa volta però, Anastasia decide di condividere il viaggio con un’amica. Inizia così un’inaspettata avventura che la porterà ad aprire le porte della sua interiorità e a riscoprire quel mosaico di culture che la contraddistingue.
Durante il percorso emergono molti interrogativi: Chi custodirà la cultura arbëreshë? Toccherà a lei? Come si evolverà quel
sentimento di appartenenza ad una minoranza etnico-linguistica, in un momento storico in cui si tende alla globalizzazione e dove esistono solo legami deboli?
I pensieri e le emozioni di Anastasia sono il punto di partenza di una ricerca sull’identità arbëreshë e sul cambiamento profondo che sta vivendo questa antica comunità.
Produzione
Stefano Benni
Soprannominato “il lupo”, Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Giornalista, scrittore e poeta. È autore di numerosi libri di successo tradotti in trenta paesi. I suoi romanzi e racconti contengono una forte satira della società italiana degli ultimi decenni, tramite la costruzione di mondi e situazioni immaginarie. Scrive per il teatro e nel corso della sua carriera ha lavorato soprattutto con Dario Fo, Franca Rame, Angela Finocchiaro, Paolo Rossi e tanti altri. Tiene da anni seminari e reading sull’immaginazione.
Da sempre attento a tematiche giovanili e alla promozione di nuovi autori nel panorama italiano ed internazionale. Decide di produrre il documentario hora in quanto profondo estimatore della cultura arbëreshë e consapevole dell’importanza che comporta la ricerca della propria identità.
Regia e sceneggiatura
Maria Alba
Laureata in Comunicazione visiva e multimediale presso l’Università IUAV di Venezia, dove frequenta i laboratori di cinema documentario tenuti da Marco Bertozzi. Designer di origine arbëreshë, da sempre studia questa comunità attraverso diversi media: dalla fotografia all’editoria, al documentario. La sua tesi di laurea tratta di rappresentazione e autorappresentazione delle comunità arbëreshë calabresi, partendo da un’analisi dei documentari Rai fino a progetti cinematografici più recenti come “Alba Suite”.
Regia e sceneggiatura
Graziana Saccente
Visual designer, laureata in Comunicazione visiva e multimediale presso l’Università IUAV di Venezia. Finisce il suo percorso universitario con una tesi intitolata “Meccanismi di censura nel cinema. L’Italia negli anni Sessanta”. Nel 2015, completa il Master in Cinema Documentario presso la UAB di Barcellona. Durante la sua carriera si specializza nell’ambito del graphic design, della fotografia e del video, interessandosi sempre di nuovi media e progetti sul sociale.
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