L'iter di VIA sulle terre di scavo per il sottoattraversamento Tav di Firenze ha una storia complicata: una vera e propria gincana tra norme, che nel frattempo cambiano, delibere regionali basate su di esse e anche ricorsi contro queste da parte di Italferr. A dare il parere sulla destinazione delle terre è all'inizio del 2012 un nucleo di valutazione di impatto ambientale coordinato dal funzionario Fabio Zita e composto da altri tecnici e dirigenti. L'organo collegiale fornisce una valutazione, in base alle norme allora vigenti, secondo la quale i materiali provenienti dalla lavorazione delle frese, come quella per l'escavazione fiorentina, sono da considerarsi rifiuti. Questo parere viene approvato con una delibera (la numero 316) della Regione Toscana il 23 aprile 2012. Pochi mesi dopo entra in vigore il decreto ministeriale 161 che prevede una riclassificazione delle terre di scavo, anche quelle derivate dal lavoro della fresa. Cosi' il nucleo di valutazione di impatto ambientale (nel frattempo Zita è destinato ad un altro incarico) deve riconsiderare la situazione alla luce della nuova norma. La giunta regionale della Toscana prende atto della nuova relazione e a ottobre, analogamente a quanto aveva fatto ad aprile, delibera la VIA (delibere n. 900 e 901) sulla base della nuova relazione del nucleo di valutazione. Italferr, però, non sembra essere soddisfatta né della prima delibera né delle seconde e impugna gli atti regionali davanti al TAR chiedendo di essere risarcita per 200 milioni di euro.
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