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florence indian film festival

River to River, ospite Kabir Bedi. A Sandokan le chiavi della Città di Firenze

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

"Sono molto felice di essere qui a Firenze. Il mio rapporto con l'Italia è cominciato con Sandokan dove il pubblico si è affezionato così tanto che quando vengo qui mi sento a casa". A parlare è l'attore Kabir Bedi, ospite d'onore del sedicesimo River to River Florence Indian Film Festival, diretto da Selvaggia Velo. "Sono decisamente ancora molto attivo nell'industria cinematografica. Dopo essere stato qui, andrò a Roma dove ho un incontro di lavoro. Uscirà presto il film The broken key del regista torinese Louis Nero con Geraldine Chaplin e Rutger Hauer. È un genere alla Dan Brown, si indaga per decifrare manoscritti che ci aiutino a capire meglio il presente in cui viviamo". L'attore, a cui stasera sarà consegnato dal sindaco di Firenze Dario Nardella l'onoreficenza Le chiavi della città, è al festival per presentare il suo ultimo lavoro, Mohenjo Daro, del regista Ashutosh Gowariker (domenica 4 dicembre, ore 20.30, alla presenza del regista) e una maratona di episodi della serie televisiva Sandokan del regista Sergio Sollima che lo ha reso famoso in tutto il mondo (da domenica 4 a giovedì 8 dicembre). A proposito del suo rapporto con Sollima, ha aggiunto: "Sergio è stato per me come un padre, ha cambiato la mia vita e la mia carriera, e mi ha dato visibilità e fama internazionale. Lo ricordo con grande orgoglio e sono felice che adesso sia comunque annoverato tra i più importanti registi italiani".

 

"Penso che questo festival sia importantissimo per rendere noto il cinema indiano, e credo che Selvaggia Velo sia una splendida organizzatrice che è riuscita a portarlo avanti ed arricchirlo sempre di più. Mohenjo Daro è un film molto importante, nella tradizione dello stile di Bollywood, epico, che rivela e parla di una città di cui non si sa niente, perché molto si dice delle antiche città egiziane, di Babilonia, ma Mohenjo Daro è esistita prima di tutto ciò, e già a quell'epoca era una città bellissima, con strade lastricate, città in mattoni, e quindi è molto importante raccontarla. In questo film faccio il cattivo, ed è un ruolo molto forte, ed è bello vedere come un personaggio così potente venga distrutto dall'arrivo di un contadino. Sono molto felice di averlo interpretato, e sono felice che Selvaggia abbia deciso di proiettarlo".

 

Riguardo l'esperienza come Sandokan, nello sceneggiato televisivo, ha raccontato: "Una volta stavamo girando una scena in cui io mi trovavo faccia a faccia con una tigre, la troupe stava all'interno di una sorta di grande gabbia che avevano montato, mentre io e la tigre stavamo fuori dalla gabbia, e tutti mi chiedevano se fossi tranquillo, e che la tigre era tranquilla perché sedata. E allora io mi sono chiesto: se è così tranquilla, perché voi siete dentro la gabbia e io fuori? Io poi davanti alla tigre dovevo muovermi in un certo modo, e non ero del tutto sicuro che la tigre capisse che stavo recitando, magari pensava che stessi facendo sul serio, e c'è stato un momento in cui gli occhi della tigre hanno avuto un luccichio un po' sinistro ma non è successo niente".

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