La difesa del senegalese Cheik Tidiane Diaw, 27 anni, l'uomo che ha ammesso di aver ucciso l'americana Ashley Olsen, 35, dopo una serata di sesso e cocaina a Firenze il 9 gennaio scorso, ha proposto ricorso al tribunale del riesame di Firenze per chiederne la scarcerazione,
dopo che il gip Matteo Zanobini ha rigettato, invece, analogo ricorso nei giorni trascorsi.
Per i difensori, avvocati Antonio Voce e Federico Bagattini, mancano i gravi indizi per continuare a detenere in carcere Diaw. In particolare, i legali mettono in evidenza che il racconto e le ammissioni fatti dal senegalese non hanno trovato smentita nelle indagini e che, anche sugli orari, l'incongruenza relativa all'orario in cui lui esce di casa la mattina del 9 (un'ora e 10 minuti diverso tra quello riferito dall'arrestato e quello reale) è da riferirsi sullo stato psicofisico di Diaw, alterato dall'uso di alcol e cocaina, ma non dalla volontà di mentire apposta.
In realtà gli avvocati Bagattini e Voce puntano a far rilevare che lo scenario del delitto è 'aperto' alla presenza di altre persone: secondo i difensori non c'è stato solo Cheik Diaw nell'appartamento della vittima. I difensori dell'africano mettono l'accento anche sulle telecamere: lo hanno 'visto' nella via vicina, via de' Serragli, ma nessuna telecamera è puntata direttamente sulla porta della casa di Ashley. C'è un lasso di spazio e di tempo, è il ragionamento, degli avvocati, tra quando Diaw va e torna dalla casa. Un margine che potrebbe aver visto l'inserimento di altre persone. (ANSA)
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