"Il giudice competente" per il procedimento per la cossiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia per fermare le stragi mafiose dopo il '92 "va identificato nel giudice di Palermo, in considerazione del fatto che il 'primo anello della catena' delle minacce, escplicitamente secondo l'accusa, si sarebbe eprpetrato attraverso la commissione dell'omicidio di danni di Salvo Lima, a Palermo il 12 marzo 1992". Ecco il motivo per il quale l'udienza preliminare proseguira' davanti al gup di Palermo e non in altra sede come chiesto dai legali degli imputati: Salvatore Riina, Giuspeppe De Donno, Calogero Mannino, Mario Mori, Antonio Subranni, Antonino Cina', Leoluca Bagarella. Mentre Mannino e l'ex Presidente del Senato Nicola Mancino avaveno anche chiesto il trasferimento al Tribunale dei ministri, anche questa richiesta rigettata dal gup. E i fatti successivi all'omicidio Lima, tra cio le stragi mafiose del '92 che costarono la vita ai giudicia Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, oltre a otto agenti della scorta, "sono inidonei ad incidere sulla competenza per territorio a favore dell'autorita' giudiziaria di Firenze in virtu' degli attentati di via dei Georgofili a Firenze, via Palestro a Milano, San Giorgio al Velabro a Roma, a favore dell'autorita' giudiziaria di Caltanissetta, per via degli attentati di Capaci e via D'Amelio". "Peraltro il pubblico ministero - scrive ancora il gup Morosini (nella foto) nell'ordinanza - realativamente agli attentati di Capaci e via D'Amelio a Palermo ha affermato nel suo intervento di non ascriverli al piano di minaccia funzionale all'evolversi della cosiddetta 'trattativa' limitandosi a qualificare l'attentato di via D'Amelio come semmai "azione a protezione della trattativa" cio' escludendo, a fortiori, ogni rilevenza sulla competenza territoriale delle azioni criminose".
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