Portava a spasso il cane, mai avrebbe pensato che quella passeggiata e quella strana, improvvisa sensazione ad un piede l`avrebbero fatta sprofondare nell`angoscia. È la storia di una ragazza fiorentina di 25 anni che lunedì pomeriggio, aveva scelto l`area verde Pettini, nel quartiere delle Cure, per far scorrazzare il suo amico a quattro zampe. Camminava nell`erba, calzava un paio di sandali aperti. Senza accorgersene si è imbattuta in una siringa. L'ago le si è conficcato nel piede. Un dolore acuto, un grande spavento e, appunto, l'angoscia. Nella ragazza, immediatamente il primo pensiero è andato al timore di contrarre malattie infettive. La giovane si è fatta coraggio ed è andata all`ospedale di Careggi per farsi visitare ed essere anche rassicurata. Al policlinico fiorentino la ragazza è stata sottoposta ai test per i virus Hiv e l`epatite A e B. Per sgombrare la mente da ogni paura dovrà attendere però qualche settimana, il tempo necessario per conoscere i risultati dei suoi esami. Intanto, è scattato l'allarme perché quel giardino alle Cure è molto frequentato. La società Quadrifoglio ha ripulito e bonificato l'area Pettini. Non è la prima volta che a Firenze viene trovata una siringa. Nel 2008, nel giardino di San Jacopino, il custode scopri un ago tra i cespugli e l'erba alta, poco prima che arrivassero i bambini per giocare. In quell`occasione nessuno si fece male. «Per la ragazza il rischio di aver contratto l'aids o l'epatite è quasi inesistente, anche se fa molto impressione pungersi con una siringa. — ha spiegato il professore Francesco Leoncini, infettivologo all`ospedale di Careggi — II virus Hiv non sopravvive facilmente all'aria aperta. A meno che la siringa non sia stata lasciata poco prima che la ragazza si pungesse», ha chiarito il professore. «La giovane dovrebbe essere già immune all`epatite B, che si trasmette attraverso il sangue. Venticinque anni fa, il vaccino era già obbligatorio per i neonati. Così come per il tetano». Escluso anche il contagio da epatite A, che si contrae mangiando alimenti contaminati o bevendo acqua impura. «La sua diffusione — ha detto Leoncini — è legata alle condizioni igieniche generali, in particolare la contaminazione da parte di materiale fecale di persone infette». Si pensi al cuoco che non si è lavato le mani dopo essere andato in bagno. «Ma per fugare via ogni dubbio e stare tranquilli — ha concluso l`infettivologo di Careggi — è preferibile sottoporsi ai test per Hiv, epatite A e B».
Fonte: Valentina Marotta, Il corriere fiorentino
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