Da oggi è possibile ammirare nuovamente il Crocifisso di Antonio del Pollaiolo tornato nella sua collocazione definitiva, all’interno della basilica di San Lorenzo di Firenze.
Il capolavoro, restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure, è stato esposto alla mostra Antonio e Piero del Pollaiolo “Nell’argento e nell’oro, in pittura e nel bronzo”, ospitata, a Milano, dal Museo Poldi Pezzoli, dal 7 novembre al 16 febbraio scorsi.
“Siamo ovviamente felici, ma anche emozionati per il ritorno a casa di questo capolavoro – spiega Enrico Bocci, Presidente del’Opera Medicea Laurenziana – insieme alla Parrocchia invitiamo tutti a venire in chiesa ed ammirare l’opera”.
Alcune note sull’opera
La particolarità del Cristo consiste nella sua straordinaria attinenza alla pratica anatomica che Vasari espresse in questi termini: l’autore del Crocifisso “s’intese degli ignudi più modernamente che fatto non avevano gl’altri maestri innanzi a lui” (Vasari 1550 e 1568, ediz. 1971, pp. 505-506), ed anche nella sua qualità materica. E’ ancora il Vasari a informarci infatti sull’altra singolarità dell’opera ossia la tecnica esecutiva che ha previsto l’uso di materiali diversi quale il legno di sughero, la stoppa, la seta e il gesso per modellare ed eseguire la scultura. Fu concepito infatti per “portare a processione” e perché “fosse più leggero lo fece in sughero”.
La storia dell’oggetto è solo parzialmente nota. Pare che fosse in origine nella chiesa di San Basilio degli Armeni a Firenze officiata fino al 1469 e poi destinata alla Congregazione dei Preti dello Spirito Santo, dove è ricordata nelle guide fino a tutto il Settecento. Dopo le soppressioni fu venduta solo più tardi fu trasferita in San Lorenzo dove fu collocata in luoghi diversi.
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