Proseguono le notti insonni per i residenti di un condominio in via Ponte all'Asse, in zona San Jacopino a Firenze. È dalla scorsa estate che due famiglie, da quando è stato aperto un ristorante etnico nel fondo al piano terreno dello stabile dove risiedono, ogni volta che che infilano sotto le coperte devono sperare che gli avventori del ristorante limitino i bagordi. L'esercizio, infatti, è sprovvisto dell'adeguata insonorizzazione, cosicché gli schiamazzi all'interno dello stesso rendono impossibile un sonno sereno, poi ci sono le urla in strada dei clienti che in molte occasioni, in preda ai fumi dell'alcol, quando escono proseguono i “festeggiamenti” o le discussioni sotto le finestre di chi dovrebbe poter riposare.
È trascorso quasi un anno e niente è cambiato, eppure i residenti hanno richiesto numerose volte l'intervento delle Forze di Polizia e di coloro che dovrebbero verificare se l'esercizio rispetta tutte le vigenti norme.
“L'ultimo episodio – ci racconta un residente – risale proprio a questa notte. Dalle 11:30 fino alle 2, ora in cui sono arrivate quattro volanti dei Carabinieri, è stato un manicomio: urla, schiamazzi e musica a tutto volume. È l'ennesima volta che ci rivolgiamo alle Forze dell'Ordine, anche domenica scorsa è successo lo stesso, ma in quell'occasione, anziché i Carabinieri, è arrivata la Polizia. La Polizia Municipale – ci dice sconsolato – non la chiamiamo più, quando chiediamo il loro intervento, ci dicono che non hanno macchine disponibili da inviare. La scena è sempre la stessa – sottolinea - chi interviene dice ai titolari di far uscire i clienti e di chiudere il locale, ma pochi giorni dopo siamo daccapo. Stamani, anziché andare al lavoro, siamo stati due ore in caserma dai Carabinieri. La situazione è insostenibile, noi perdiamo sonno ed ore di lavoro, ci sono le denunce, ma ad oggi nessuno si muove concretamente. Martedì prossimo alle ore 12 abbiamo fissato un incontro col Vicesindaco Stefania Saccardi, spero che dopo cambi qualcosa e soprattutto in tempi celeri. Noi – conclude – non ne possiamo più”.
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