Rodolfo Marma nacque a Firenze nel 1923. Era di estrazione popolare.
La sua vocazione artistica ebbe luogo in una città nella quale le
attività artigianali prolungavano nel tempo una civiltà antica, senza
fronzoli, abituata a dare un peso ed un valore alla bellezza. Studiò
all'Accademia di Belle Arti, dove ebbe come maestri Ugo Capocchini ed
Emanuele Cavalli, ma il suo vero magistero, come accadeva in un tempo
ancora abitato da profonde memorie umanistiche, avvenne nelle strade,
a contatto con la gente. Marma imparò a guardare e ad ascoltare. La
sua pennellata divenne presto svelta e leggera. Sapeva trattenere e
rimandare l'amore per la vita, la passione vera per le emozioni delle
persone delle quali di solito la Storia non si occupa. Era un
narratore, uno scrittore dotato di colori. Si recava a dipingere la
mattina presto, per godere della bellezza di Firenze prima che la
città si animasse. Lo conoscevano i netturbini, le sartine, i fornai,
i baristi, i carabinieri ed i poliziotti che rientravano dal turno di
notte. Di Firenze, Marma conosceva i segreti e la storia. Nel 1956,
grazie anche alla moglie, Geraldine, nativa di Newark, volle tentare
l'avventura a New York. Ebbe successo, pure senza aver potuto contare
su nessuna raccomandazione. Le gallerie di Newark e di New York gli
acquistavano i quadri, incantate da quella pittura così intrisa di
fiorentinità. Ma il successo economico, e anche di critica, Marma non
se lo sapeva gustare. Sentiva, lacerante, la nostalgia di Firenze.
della sua luce delle su e strade, e un po' anche di quell'umore
corrosivo dei suoi cittadini. Trovava conforto nelle lettere inviate
agli amici. Quelle dirette all'amico Caldini, un ragioniere in grado
di discernere la buona pittura, sono ora raccolte nel libro "New
York, che un giorno mi darà tanti ricordi. Lettere e testi di Rodolfo
Marma" appena edito da Feeling Grovy Edizioni, di Firenze. Il libro è
stato presentato a Palazzo Medici Riccardi, dov'è in corso
un'antologica del pittore, curata dallo scrivente. Il libro raccoglie
aneddoti, articoli di giornale, testi letterari, riflessioni del
pittore. Ci sono momenti importanti, da consegnare agli storici della
letteratura e dell'arte, come le considerazioni su Ottone Rosai, le
riflessioni sul mercato ed il ruolo svolto dai falsari e dai pochi,
veri mecenati. Ci sono i pensieri su Pratolini e su Giovanni Papini,
numi tutelari in un'America lontana. Il carteggio da me pubblicato,
con la collaborazione di Marisa Marmaioli, figlia dell'artista,
s'interrompe nel 1958. In quell'anno, vinto dalla nostalgia e
riscaldato dall'assicurazione dei collezionisti americani, che
avrebbero continuato ad acquistargli i quadri, Marma fece ritorno a
Firenze. Lo attesero anni di duro lavoro e di soddisfazioni, ma senza
quel rilievo critico che avrebbe meritato. Ora, grazie alle cure di un
giovane e coraggioso editore, come Niccolò Carrai Agosti, si è dato
inizio ad un percorso di attenta lettura filologica che mi auguro
possa proseguire nel tempo.
STEFANO DE ROSA