I carabinieri sapevano che Riccardo Magherini quella notte era in condizioni psicologiche alterate, eppure non hanno fatto niente per limitare la forza e metterlo in condizioni di sicurezza. Anzi, quando gridava disperatamente aiuto, lo hanno lasciato a terra prono, continuando le operazioni di arresto e mantenendolo in quella posizione anche dopo gli ultimi respiri affannosi che lo hanno portato alla morte.
Lo scrivono i giudici della corte d'Appello di Firenze, presieduta da Luisa Romagnoli, nelle motivazioni della sentenza di condanna (a 7 e 8 mesi) del maresciallo Stefano Castellano e degli appuntati Vincezo Corni e Agostino Della Porta, i tre carabinieri accusati della morte di Riccardo Magherini, ucciso il 3 marzo 2014 durante un arresto in Borgo San Frediano. Nelle 49 pagine, spazio anche alle ragioni che hanno portato all'assoluzione dei volontari della Croce Rossa intervenuti quella notte e di uno dei militari presenti all'arresto.
Riccardo Magherini, scrivono i giudici, non sarebbe morto quella notte se i militari avessero ascoltato le sue invocazioni. E neanche la cocaina che aveva in corpo, causa di morte secondo i militari dell'Arma, difesi dagli avvocati Francesco Maresca e Riccardo Ragusa, non sarebbe bastata a farlo morire.
“E' indubbia l'intossicazione da cocaina” scrivono, “ma di per sé sola non l'avrebbe condotto al decesso”, “il mantenimento nella posizione prona gli impedì l'apporto di ossigeno che gli era necessario” e "in tale condotta si ravvisa la colpa dei carabinieri” perchè "se Riccardo Magherini fosse stato liberato dalla posizione prona [..] si sarebbe potuto prevenire l'arresto cardiaco”.
I giudici ricostruiscono i fatti avvenuti a San Frediano quella notte, dalle telefonate arrivate al 112 e 113 con la segnalazione di un uomo che chiedeva aiuto, alla presunta rapina alla pizzeria, fino ad una serie di comportamenti che secondo i giudici “hanno giustificato” l'intervento dei carabinieri, che “dovevano provvedere a fermarlo per impedire che arrecasse danni anche a sé stesso”. Ma scrivono i giudici “appariva evidente e ad essi (i carabinieri, ndr) era noto fin dal tempo in cui fu chiesto il loro intervento che persona immobilizzata era in condizioni patologiche, fisicamente agitata, ma anche fuori di sè”.
Queste condizioni “imponevano di limitare al massimo l'uso della forza” e “imponevano di prestare costante attenzione alle condizioni del Magherini, che esprimeva la propria sofferenze con le parole, dapprima espresse a gran voce, poi divenuta debole e con affanno” scrivono i giudici citando uno dei video registrati quella notte, e citando le disperate frasi pronunciate da Riccardo. “sto morendo, sto morendo”.
Eppure, nonostante quelle urla disperate, Magherini non è stato soccorso. “Una volta bloccato nelle mani e braccia con le manette”, sentite e viste “le difficoltà di respirazione, fino alle parole “sto morendo”, e al silenzio dell'uomo ormai immobile, i carabinieri avrebbero dovuto porlo seduto o quantomeno supino”. “Del resto” scrivono i giudici, i carabinieri “erano in quattro, numero sufficiente a tenerlo fermo in una posizione diversa da quella prona”.
Perchè quella quiete “è indubbio che poteva pure rappresentare uno stato di incoscienza o di perdita di sensi”, imponendo di modificarne la posizione in cui lo tenevano.
“Però i carabinieri non si rappresentarono altro che la possibilità della ripresa di suoi movimenti violenti [..] negligentemente trascurando di considerare le palesi difficoltà respiratorie significassero rischio di asfissia”. Quindi per i giudici fiorentini la condotta dei carabinieri ha causato la morte di Riccardo Magherini.
Nulla potevano fare i volontari della Croce Rossa intervenuti, Claudia Matta, Janeta Mitrea e Maurizio Perini, difesi dagli avvocati Massimiliano Manzo e Carlo Macari. I soccorritori sono stati pienamente assolti dalla stessa accusa formulata per i carabinieri, perchè non hanno potuto valutare le condizioni di Riccardo Magherini, sia per “lo scenario non sicuro” della situazione, sia anche “per la sfiducia verso i soccorritori” da parte dei carabinieri. Infatti all'arrivo dell'ambulanza, i militari avevano chiesto un medico non consentendo alla volontaria Matta di mettere in atto le operazioni base di valutazione (GAS) di un paziente.
Assolto anche l'appuntato Davide Ascenzi, perchè ferito, non avrebbe partecipato alle fase più concitate del fermo.
Riabilitati molti testimoni cancellati nella sentenza di primo grado che avevano riferito l'operato dei carabinieri. Accolta la tesi della parte civile, rappresentata dagli avvocati Fabio Anselmo e Mattia Alfano, sul risarcimento del danno alla famiglia Magherini, clamorosamente negato in primo grado.
Inoltre, i giudici scrivono che c'è “la possibilità di configurare nell'operato dell'imputato Vincenzo Corni il reato di abuso di autorità nei confronti di persone in custodia” e per questo hanno trasmesso gli atti al pm per una nuova inchiesta contro l'appuntato dei carabinieri.
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