La Conferenza di Parigi sul Clima ha segnato una svolta storica. Trovato un accordo tra le Nazioni per fermare la desertificazione, e salvare i Boschi. L’Unione Europea plaude. L’Italia finalmente si distingue per un primato. Il Governo, infatti, con encomiabile solerzia, ha adottato immediatamente misure urgentissime ad hoc. Anche ad personam. Tanto che era a deliberare... i Boschi nazionali sono salvi! Con i soldi nostri, ovviamente. La capillare opera di salvaguardia non poteva che iniziare da un luogo simbolo dell’etnogenesi italica: l’Etruria. I nativi della zona e delle aree limitrofe sono finalmente al verde, in tempi record oltretutto. E poi diciamo che l’Italia non funziona. Pensate che si lamentano pure, ingrati.
E’ stata necessaria una manovra straordinaria ed un po' dolorosa (non per loro ovviamente), ma se si tratta di salvare i Boschi ne vale assolutamente la pena. Per carità. Il tempo gli darà ragione, afferma il Premier sicuro. Se lo dice lui... Il Governo promette che non si fermerà qui però, le misure verranno adottate in tutta la penisola. Ancora da chiarire il motivo del panico diffusosi nello Stivale a seguito dell’annuncio. Eppure basterebbe guardare indietro nel tempo per trovare delle risposte ai quesiti odierni. Diamo uno sguardo insieme allora. Roma, 1893. Crac della Banca Romana. I politici sudano copiosamente. Evidentemente l’aumento della temperatura climatica foriera di abbondante diaforesi non è fenomeno recente. Ogni storia è storia contemporanea diceva, non a caso, Benedetto Croce. Primo esempio del malcostume politico-finanziario italiano il dissesto dell’istituto governato da Bernardo Tanlongo ricorda tanto quello dell’istituto governato da Pier Luigi Boschi.
Entrambi i disastri bancari sono un paradigma della disonestà e dell’impudenza di una dirigenza priva di scrupoli. Quasi a ricordarci che in Italia tutto cambia senza che nulla muti effettivamente, la vicenda di oggi e quella di ieri, pur distanti più di un secolo l’una dall’altra, presentano un parallelismo impressionante. Come accade per Banca Etruria, anche nello scandalo della Banca Romana i vertici tramarono per beffare i risparmiatori. Oggi l’establishment incriminato tenta di emendarsi fabbricandosi leggi propizie alla sua impunità; allora si salvò condizionando pesantemente la magistratura, prona e connivente, anche per via della sua appartenenza al medesimo ceto sociale della casta che era al potere. Oggi? Vedremo. Ci auguriamo che, almeno su questo punto, gli epiloghi si distinguano. Identici gli interrogativi sul futuro del Paese posti dalle vicende.
“Dove andiamo” si chiedeva l’intellettuale Pasquale Villari in quell’ambiguo, incerto 1893. Si poneva, sostanzialmente, la stessa domanda che angustia l’Italia del 2015.
Paolo Sebastiani, avvocato (nessuno è perfetto!) accanito bibliofilo, ama la Storia, che studia insieme a Winston, il suo bulldog inglese. Conduce Elzeviro, trasmissione in onda ogni lunedì alle 21 su Tvr Più (Canale 13 Digitale Terrestre).
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