Venerdì la Polizia ha arrestato tre persone accusate di aver tentato un’estorsione in concorso con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.
Questa pratica illegale prevede il pagamento di un vero e proprio riscatto per rientrare in possesso del mal tolto da parte di chi ha subito un furto o una rapina. L’espressione, nel linguaggio comune, viene spesso associata ai furti di barche, auto e, come in questo caso, di moto. La vittima della vicenda è proprio il proprietario di una moto che nel primo pomeriggio di venerdì ha raccontato agli agenti di aver denunciato nei giorni scorsi il furto a Firenze del proprio ciclomotore. Trascorsi alcuni giorni, giovedì l’uomo avrebbe ricevuto un’insolita telefonata da un anonimo interlocutore che dopo avergli rivolto una serie di domande relative al motorino in questione, è andato dritto al sodo chiedendo la somma in contanti di 250 euro per rientrare in possesso del mezzo. Il legittimo proprietario ha cercato di prendere tempo rimandando al giorno successivo un eventuale appuntamento per lo scambio e ieri, dopo aver fissato un incontro con l’estorsore al parcheggio di un centro commerciale di via Pistoiese, ha deciso di rivolgersi al 113. Gli uomini delle volanti sono subito intervenuti circondando l’area e appostandosi nella zona senza farsi notare. Dopo qualche minuto d’attesa, ecco entrare nel parcheggio una monovolume con a bordo due uomini e una donna. I tre hanno parlato con il malcapitato che si è avvicinato ed è salito a bordo della vettura con dei soldi in mano; i poliziotti sono entrati in azione. Sono così finiti in manette un 33enne di origine calabrese, un fiorentino di 25 anni e una donna di 29 nata nell’ex Jugoslavia. I tre dovranno rispondere anche del reato di ricettazione. Poco distante dal luogo dell’arresto, nella vicina via dell’Osteria, la polizia ha recuperato il motociclo rubato dopo aver trovato addosso ad uno dei tre fermati le relative chiavi di accensione.
La Questura ribadisce l’importanza di rivolgersi sempre - in questi o in altri casi analoghi - alle forze dell’ordine, non esponendo mai se stessi o i propri cari ad inutili rischi o potenziali situazioni di pericolo concreto.
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