«Oggi è un giorno importante: con questa sentenza, sulla cui sostanza non avevo dubbi, sul Forteto si scolpisce una verità giudiziaria che ristabilisce giustizia per le vittime di quel sistema abusante
e che di fatto collima perfettamente con le drammatiche risultanze emerse durante i lavori della Commissione regionale d’inchiesta da me presieduta»: così il Consigliere regionale di Forza Italia Stefano Mugnai, che nella scorsa legislatura ha presieduto la Commissione d’inchiesta sugli affidi in Toscana alla luce della vicenda Forteto, commenta a caldo la sentenza con cui il tribunale di Firenze condanna a vario titolo per maltrattamenti e abusi Rodolfo Fiesoli a 17 anni e mezzo e a pene fino a 8 anni altri 15 imputati, tutti rappresentanti di spicco della comunità.
«La sentenza – prosegue Mugnai che oggi ha assistito alla lettura del dispositivo nell’aula del palagiustizia di Firenze accanto alle vittime – restituisce passaggi importanti anche sotto il profilo delle responsabilità in solido della cooperativa, profilo che riapre il tema del commissariamento chiesto dagli ispettori ministeriali e su cui poi, inspiegabilmente, il governo Renzi ha innescato la marcia indietro».
E ora Mugnai guarda avanti: «Come sottolineato dal pubblico ministero Ornella Galeotti nella sua requisitoria, oggi si condannano le responsabilità penali di questo orrore. Rimane però una pagina tutta da scrivere, ed è quella delle responsabilità politiche e istituzionali che hanno creato terreno favorevole al perpetrarsi di questi fatti nell’arco di trent’anni malgrado due sentenze passate in giudicato. Per questo, come avevo annunciato in campagna elettorale, subito dopo l’insediamento del nuovo Consiglio regionale depositerò richiesta di attivazione di una nuova Commissione d’inchiesta che questa volta indaghi questo aspetto. Parallelamente l’onorevole Deborah Bergamini depositerà oggi alla Camera richiesta affine sottoscritta anche da altri parlamentari».
«Siamo determinati – prosegue Mugnai – ad andare in fondo sul ruolo che la Regione ma anche molti altri enti locali, nonché il Tribunale per i minorenni, i servizi sociali, il mondo delle cooperative e larghe porzioni dell’intellighentia non solo toscana hanno avuto nel determinare come minimo una legittimazione culturale e ideologica a quella tana degli orchi dove si continuavano a mandare bambini malgrado sentenze passate in giudicato per reati specifici. Perché è successo? Perché quella struttura ha continuato a beneficiare, tra le altre cose, di fior di finanziamenti pubblici anche regionali, anche per attività rivolte alla genitorialità e all’educazione dei minori? Faremo luce su questo, per ritagliare a tutti quei bambini di allora che hanno sofferto le pene dell’inferno un nuovo e ulteriore spicchio di verità».
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