"Gli errori storici non mancano e c'e' chi si e' gia' preso la briga di elencarli tutti, ma in fondo i thriller di Dan Brown sono una lettura da spiaggia senza pretese, e in questo caso la Commedia di Dante e' solo un pretesto narrativo, una scenografia dipinta a tinte forti per facilitare il lavoro agli sceneggiatori che porteranno ben presto Inferno sul grande schermo". E' quanto afferma l'Osservatore romano di ieri sull'ultimo libro dello scrittore statunitense, "Inferno", aggiungendo che "quello che produce un leggero fastidio sono le prediche eugenetiche contenute in un libro che simpatizza apertamente con il cattivo, uno scienziato pazzo che ha perso il lume dell'intelletto perche' incompreso dalle ottuse menti oscurantiste dei contemporanei". Il volume, spiega poi il titolo della recensione, "sembra copiato da una guida turistica". "Spiace ammetterlo - osserva il giornale con ironia -, ma e' divertente. Soprattutto per chi e' nato a Firenze e la conosce bene, ma anche per chi ha visitato la citta' da turista. Durante la lettura capita di imbattersi in passi dalla comicita' involontaria davvero irresistibile. Gli indigeni, i pronipoti di Dante degli anni Dieci del Duemila descritti dall'autore, sono strani personaggi dalle abitudini incomprensibili: mangiano olive al forno e lampredotto a colazione, invadono con nuvole di fumo misto a pungente aroma di caffe' espresso gli ascensori e in ogni singolo ambiente chiuso, ospedali compresi - i sopralluoghi dell'autore in Italia si sono svolti evidentemente prima dell'entrata in vigore della legge Sirchia - e riempiono di statue di uomini nudi la piazza piu' importante della citta'. Il professor Robert Langdon - lo stesso de Il codice da Vinci, Angeli e demoni, Il simbolo perduto, ne conta, sconcertato, almeno dieci: oltre alla copia del David di Michelangelo e al Biancone dell'Ammannati c'e' persino una schiera di satiri accanto al Nettuno, in piazza della Signoria. Integralmente nudi, precisa con bizzarra pruderie".
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