Il tribunale del riesame di Firenze, presidente Livio Genovese, ha liberato dagli arresti domiciliari alcuni operatori sanitari accusati in un'inchiesta della procura di aver vessato, umiliato, deriso e maltrattato, anche "con crudeltà", un anziano sacerdote mentre era degente in
un convitto ecclesiastico a Firenze e avrebbero dovuto curarlo con umanità.
In base a vari ricorsi, il riesame ha annullato un'ordinanza del gip di Firenze per L. C., 34 anni, abitante in provincia di Pistoia, che quindi torna libero, e riformato la stessa ordinanza rispetto agli indagati G. F., 31 anni, infermiere di Ragusa, e C. E. V. S., 34, peruviano di Lima residente a Firenze: entrambi dovranno osservare l''obbligo di firma ma non devono più sottostare ai domiciliari.
Confermati invece i domiciliari, con alcune ore di permesso per aiutare la moglie incinta, per l'albanese K. B., 45, e per il fiorentino C. B., 54, residente nel Pratese. Ieri sono state discusse in un'altra udienza le posizioni degli altri ai domiciliari, M. M., 50 di Scandicci (Firenze), e A. C. , 32 di Firenze.
L'accusa, sostenuta dal pm Sandro Cutrignelli, in base a indagini del Nas dei Carabinieri ha ricostruito vari episodi in cui i sette indagati in coppia tra loro, singolarmente e a turno, avrebbero provocato l'anziano sacerdote, cercando di farlo bestemmiare, incitandolo ad atteggiamenti sessuali, offendendolo con linguaggio scurrile e improprio e umiliandolo durante l'igiene personale, minacciando di soffocarlo e
colpendolo con schiaffi al volto. Quando il sacerdote reagiva alle vessazioni, ha sostenuto il pm, gli operatori sanitari lo deridevano.
Per il riesame, però, non tutte le posizioni degli indagati sono meritevoli degli arresti e pertanto in alcuni casi è stato deciso di modificare la misura stabilita dal gip.
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