Incredibile ma vero. Nonostante i numerosi controlli interforze, le attività ispettive di tutte le forze di Polizia ed i consistenti verbali e sanzioni contestate negli ultimi anni,
persistono ancora realtà economiche come quelle scoperta ieri dal Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Prato: 21 operai clandestini lavoravano a nero all’interno di un capannone industriale operante nel nella più classica delle attività condotte dagli imprenditori cinesi a Prato. Un’azienda tessile o meglio una delle più rinomate tintorie della zona, gestita da un imprenditore, sempre di origine cinese di anni 31. Ad attirare l’attenzione investigativa dei finanzieri le preliminari attività di indagine e di ricerca informativa condotte in fase di preparazione di un accertamento fiscale. Ad aggravare la situazione, sotto gli occhi sempre più increduli dei militari anche la presenza di ambienti destinati abusivamente a dormitori con contestuali ed ormai note precarie condizioni di carattere Igienico/sanitario. L’attività di controllo è stata quindi estesa, grazie al provvedimento di accesso emesso dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Prato, Dott. Antonio Sangermano nelle abitazioni dei titolari, ove è stata rinvenuta ed acquisita copiosa documentazione contabile e fiscale propedeutica alla prosecuzione delle indagini amministrative ma anche, a questo punto, di natura penale, mentre i locali adibiti a dormitorio dei clandestini sono stati posti sotto sequestro. Le operazioni quindi, sono durate fino a tarda serata, con l’identificazione di tutti i clandestini avvenuta anche grazie alla fattiva collaborazione della locale Questura di Prato, con la quale sono state avviate le procedure di rito per i provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale e del personale del Dipartimento della Prevenzione della ASL Pratese il cui contributo è stato richiesto nell’ambito del c.d. “Piano straordinario per il lavoro sicuro” finanziato dalla Regione Toscana.
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