Da martedì 2 a domenica 7 maggio, al teatro la Pergola, Maurizio Scaparro affronta con profonda drammaticità e sorprendente ironia Aspettando Godot di Beckett.
Un grande classico, testo cardine del ‘900 è andato in scena per la prima volta a Parigi, al Théâtre de Babylone nel 1953, è uno dei lavori più amati, rappresentati ed enigmatici, tra quelli firmati dal Premio Nobel irlandese.
Protagonisti di questo allestimento prodotto dal Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano sono Antonio Salines, Luciano Virgilio, Edoardo Siravo, Fabrizio Bordino.
Chi è Godot? Questo è il punto. È qualcosa che ci aspettiamo e non sappiamo definire, che vorremmo ma che non siamo capaci di desiderare perché non abbiamo desideri? Certamente un’entità astratta, così come lo sono i due poveri vagabondi: speculazioni poetiche, lunari, ma per questo intriganti e attraenti. Tra Vladimiro ed Estragone, però, risalta una differenza: Vladimiro è una vittima, è succube, mentre Estragone è quello che comanda, che decide. Comunque, sono una coppia indissolubile, non possono fare a meno l’uno dell’altro, non si possono separare. E quando si conclude la messinscena, non resta certo allo spettatore un attimo di certezza sul fatto che Godot possa arrivare e che l’attesa dei protagonisti non sia stata vana. Una condanna senza soluzione. L’attesa non finisce mai.
“Sento la responsabilità, il peso e l’emozione – afferma Maurizio Scaparro – di mettere in scena per la prima volta un testo di Samuel Beckett e in particolare Aspettando Godot. Questo testo, che rileggo oggi, dico oggi nel 2017, mi colpisce anzitutto per le sue radici collegate alla millenaria e senza confini cultura europea, che noi stiamo colpevolmente dimenticando. Beckett è certamente tra i primi nel Novecento a intuire che, nel mondo attuale, lo spazio per la tragedia si è fatto minimo, entra di nascosto, quasi sotto il velo del gioco, usa toni leggeri e punta talvolta anche al riso”.
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