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tribunale di Firenze

L'artista Clet a processo per l'Uomo comune su Ponte alle Grazie

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Opere eseguita senza autorizzazione in un'area di pregio, come l'Arno a Firenze davanti agli Uffizi, e invasione abusiva di spazi pubblici: questi i reati di cui è imputato in un processo cominciato oggi a Firenze l'artista francese Clet Abraham, accusato di aver installato senza autorizzazione, e per due volte, una scultura sul Ponte alle Grazie, in faccia anche al Ponte Vecchio. Era l' ''Uomo comune'', una sagoma minimale in metallo e vetroresina che gettava un passo nel vuoto, verso il fiume, da uno degli speroni del ponte.

 

Una prima volta, nel 2014, la scultura resistette un mese sul posto: fu rimossa dai vigili urbani perché Clet Abraham non era stato autorizzato. Il suo laboratorio in San Niccolò fu perquisito alla ricerca di prove per dimostrare chi era l'autore dell'opera. Ma Clet stesso, come ricorda il suo difensore, avvocato Giacomo Passigli, disse di aver realizzato la statua. L'installazione venne comunque sequestrata e ci fu una multa. In tempi successivi Clet Abraham installò sullo stesso ponte lo stesso tipo di scultura che fu rimossa di nuovo nel giugno 2016, stavolta anche per la sua pericolosità e non solo perché abusiva.

 

Oggi, infatti, al processo iniziato davanti al giudice Sabina Gallini del tribunale di Firenze, due vigili urbani hanno testimoniato di esser intervenuti su segnalazione di alcuni passanti per un danneggiamento. Qualche vandalo, rimasto ignoto, aveva preso a calci l''omino di metallo cercando di spingerlo definitivamente nel fiume, come suggeriva l'immagine stessa col passo proteso nel vuoto, senza appoggio; ma non raggiungendo l'obiettivo, la lasciò penzolante dal ponte alle Grazie. Una situazione pericolosa anche per l'incolumità pubblica, cosa che suggerì alle autorità di rimuovere il manufatto anche per motivi di sicurezza, non solo perché la statua era stata collocata abusivamente in un'area di rilievo paesaggistico. Prossima udienza il 25 maggio. (ANSA).

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