'Il commissariamento non esiste, e' una questione che si risolvera' in Parlamento'', assicura un autorevole esponente pidiellino, parlando dell'ennesima fumata nera in Vigilanza Rai e alla luce dello scontro Schifani-Fini. Dalle parti di palazzo Grazioli non c'e' nessuna meraviglia per l'affondo del leader di Fli contro il presidente del Senato. A destar sorpresa e imbarazzo, se mai, e' lo strappo di Paolo Amato. Ad appena un'ora dalla riunione di oggi della Vigilanza, in via dell'Umilta' erano convinti di chiudere la partita delle nomine, portando a casa una 'rosa' di 4 candidati (Antonio Verro, Antonio Pilati, Guglielmo Rositani e Luisa Todini). Poi, ''qualcosa e' andato storto'', confida un ex ministro azzurro ed e' scoppiato il caso del senatore Amato, che ha annunciato il voto per l'outsider Flavia Piccoli Nardelli, direttrice del centro culturale Don Sturzo e nipote dell'ex Dc Flaminio Piccoli, mandando tutto all'aria. Raccontano di contatti sull'asse palazzo Grazioli-palazzo Madama, quando Renato Schifani decide di intervenire provvedendo alla sostituzione di Amato con Pasquale Viespoli, capogruppo di Cn al Senato. Da qui la nota ad hoc di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello per ufficializzare il 'cambio in corsa'. Raccontano che Schifani abbia concordato la mossa con lo stato maggiore di via dell'Umilta'. Silvio Berlusconi, infatti, non avrebbe affatto gradito quanto accaduto a palazzo San Macuto. L'ex premier intravede dietro lo strappo di Amato l'ennesima bega interna al partito, ma anche le 'trame' ordite da mesi da Beppe Pisanu, di sponda con i centristi guidati da Pier Ferdinando Casini.
Fino all'ultimo, non c'e' stato mai nessun problema per Verro e Pilati, considerati nomi vicini a Berlusconi e Letta. E nemmeno per Rositani, sostenuto dagli ex di An. Il nodo e' sempre stato il quarto nome, che richiede il via libera politico della Lega. E qui cominciano le divisioni: la sfida e' a due tra Enrico Pezzali e Todini, alla fine prevale l'imprenditrice che piace tantissimo al Cavaliere e anche al Carroccio. ''Tutto e' nato dal combinato disposto di vari fattori, principalmente da una bega tra dirigenti toscani del partito'', sibila un parlamentare azzurro, che ha seguito in prima persona la vicenda. Il caso Amato, dunque, avrebbe fatto riaffiorare vecchi rancori di alcuni parlamentari toscani in rotta con Denis Verdini, considerati vicini ad Amato, anch'egli toscano e da tempo in disaccordo con il coordinatore del Pdl. Eppure, raccontano, nella notte sembravano essere rientrati i malumori interni e tutti giuravano che il Pdl avesse raggiunto in zona Cesarini un accordo con la Lega per candidare Todini, grazie alla mediazione di Paolo Romani. Ma la ciambella esce senza il buco. Amato, a sorpresa, decide di appoggiare l'outsider Nardelli. A questo punto, si sprecano le indiscrezioni sullo stallo in Vigilanza. La piu' accreditata, oltre ai dissidi interni al Pdl, e' quella che Amato gia' da tempo si fosse messo d'accordo con Pisanu, con la 'non belligeranza' di Gianfranco Fini e Casini.
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