Prende il via al Palazzo di Giustizia di Firenze il processo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta nella notte tra il 2 e 3 marzo 2014 in Borgo San Frediano a Firenze durante un fermo dei carabinieri. A salire sul banco degli imputati, con l'accusa di omicidio colposo, saranno quattro militari dell'Arma, il maresciallo Stefano Castellano con gli appuntati Davide Ascenzi, Agostino Della Porta e Vincenzo Corni, quest'ultimo alla sbarra anche per l'accusa di percosse, e tre volontari della Croce Rossa Italiana, Claudia Matta, Janeta Mitrea e Maurizio Perini. A decidere sulle loro sorti sarà la dottoressa Barbara Bilosi, della seconda sezione penale del Tribunale di Firenze.
E in questi giorni sono state depositate le liste dei testimoni che il pm, le difese degli imputati e la parte civile intendono sentire nel corso del dibattimento che si prevede infinito. 89 le persone citate dal pm Luigi Bocciolini, 97 quelle chiamate dall'avvocato Francesco Maresca, legale dei carabinieri, 26 dall'avvocato Massimiliano Manzo, che difende i volontari Cri, e 127 dall'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Magherini.
Un numero molto importante di persone chiamate a ricostruire gli eventi tragici di quella notte. E, se in questi mesi si è accesa l'attenzione su quello che è accaduto prima e dopo la morte a Riccardo Magherini e sul 'buco' orario di 25 minuti nei quali gli investigatori perdono di vista l'uomo, il processo che partirà alle 9 di giovedì 11 giugno nell'aula 32 del Palazzo di Giustizia di Firenze però sarà centrato sulle modalità di arresto con cui i carabinieri hanno operato quella notte comprimendo e prendendo a calci Riccardo Magherini. E i volontari che non sarebbero intervenuti.
Su quel protocollo di arresto violato, che dal 30 gennaio era in vigore e che i quattro imputati conoscevano dall'8 febbraio, gira tutto il processo.
Non su quanto è avvenuto prima. Ma neanche sui calci e le compressioni subite dall'uomo. Perchè se cadono le percosse e non dovessero essere riconosciute le lesioni, l'accusa di omicidio colposo appare un po' il male minore soprattutto per i carabinieri visto che leggendo gli atti si può capire l'estraneità dai fatti dei tre volontari che anzi sono costretti a difendersi da un'accusa pesante anche per le ripercussioni che potrebbero avere sul mondo del volontariato in genere.
Per questo motivo centinaia di testimoni appaiono veramente troppi. Anche perchè ad oggi non vi sono elementi ritenuti utili per approfondire quello che è accaduto prima e dopo la morte di Riccardo Magherini.
Quel litigio nel bar, lo strattonamento sul Ponte Vespucci visto dai ragazzi sull'auto, quel 'bossolo' trovato e mai esaminato, le bugie del Caffè Curtatone, una ricostruzione errata sulla dinamica degli eventi dall'uscita dell'albergo. Nessuna telecamera, delle decine presenti, consultata per capire cosa potesse essere successo a Magherini pochi minuti prima di 'entrare' in San Frediano.
Ma questi sono elementi che oggi non riguardano questo processo. E non lo riguardano neanche le modalità con cui sono state svolte le indagini nelle ore dopo il decesso. Tutte dai carabinieri, compresi gli imputati, fino a quando prima delle 8 della mattina del 3 marzo, a distanza di ore dalla morte, il pm è stato avvisato di quello che era successo.
Nessuno oggi ha pensato di approfondire questi aspetti. Nessuno inoltre si è domandato se all'arrivo del medico in San Frediano alle 1.44 Magherini fosse già morto proprio come dicono i risultati delle perizie medico legali, a partire da quella del prof. Norelli e della dottoressa Focardi incaricati dalla Procura. E perchè allora quel corpo è stato 'tolto' dalla strada? Perchè non è stato dichiarato morto? E non si è atteso l'arrivo del pm di turno?
Perchè agli atti c'è una sconvolgente chiamata proprio di quel dottore, indagato e poi archiviato, che con un tono disperato e un linguaggio quasi 'in codice' lascia intendere che è meglio non parlarne per telefono?
Nessuno ha approfondito il comportamento della centralinista del 118, prima indagata e poi 'miracolosamente' archiviata. La signora che ridacchia al telefono usando un linguaggio scadente per chi lavora rivestendo un ruolo così delicato. La stessa signora che dalla richiesta di soccorso all'effettiva chiamata del mezzo per soccorrere ci impiega 3 inutili minuti e non chiama subito i soccorsi.
Lo si farà durante il processo? Forse. E sarebbe opportuno farlo perchè da quel che emerge dalle carte è quello di un comportamento di generale complicità quasi come forma di sudditanza nei confronti delle forze dell'ordine. Lo si percepisce leggendo quei referti medici dei carabinieri con visite di 7 e 8 minuti al Pronto Soccorso. Con il maresciallo Castellano che prima sull'annotazione di servizio si scrive diagnosi e prognosi che poi verrà confermata guarda caso dal medico di turno a Santa Maria Nuova già avvisato telefonicamente, da un altro militare ferito, dell'arrivo di quel carabiniere.
Cose dell'altro mondo. Indegne per chi porta una divisa.
La prima denuncia della famiglia Magherini faceva riferimento all'omicidio preterintenzionale poi derubricato in colposo, si parlava di “lesioni”. Mai contestate dal pm, che si è fermato alle ben meno gravi percosse per l'appuntato Corni. Per un solo carabiniere. Verrebbe da chiedersi cosa stessero facendo gli altri tre militari mentre il loro collega sferrava anche solo un calcio a Magherini. Se non lo hanno fermato sono corresponsabili. E non lo hanno fermato.
Ma l'accusa di percosse cadrà di fatto alla prima udienza del processo. Perchè Riccardo Magherini non può denunciare quello che ha subito. E' morto.
Lo dovevano denunciare però tutti quelli che hanno indagato che hanno omesso di contestare le lesioni ai carabinieri intervenuti, nonostante l'autopsia firmata dai medici legali della procura parlasse di “edemi ed emorragie su encefalo, cuore, polmone e fegato”. E una “frattura costale con aspetti di vitalità”. Magherini nel video dei testimoni urla “Ahia”. Saranno i calci? O l'excited delirium dei tossicologi Mari e Bertol?
“Siamo sereni e crediamo nella giustizia, finalmente ci sarà un giudice e saprà quello che è successo a Riccardo quella notte” ci spiega Andrea Magherini. “Siamo certi che verrà stabilito quello che mio fratello ha dovuto subire quella notte” continua ricordando che “domani in Tribunale ci saranno tanti amici di Riccardo e tante persone comuni che vogliono verità e giustizia”. “Sono sicuro che Firenze ha capito e sta dalla parte di Riky”.
Ad oggi Guido e Andrea Magherini, padre e fratello di Riccardo, hanno continuato ad urlare la voglia di giustizia denunciando ogni giorno una storia che già dovrebbe far vergognare lo Stato italiano. Ma che giustizia sarà?
Certamente questo processo appurerà quello che è successo a San Frediano. Che già dalle testimonianze appare evidente e chiaro.
Forse si aprirà una porta anche su quello che è accaduto davvero quella notte a Riccardo Magherini. Ma la verità processuale non sempre coincide con quello che è successo davvero. E' la giustizia, con i suoi equilibri,
Il sito d'Italia, quotidiano diffuso via internet. Testata giornalistica registrata presso il Tribunale Civile di Firenze n.5811 del 29 dicembre 2010.
Copyright Il sito d'Italia, tutti i diritti e i contenuti sono proprietà de "Il sito d'Italia"
Edito da Dedalo Comunicazione Srl, P.Iva 02200130975 - Direttore Responsabile Leonardo Varasano
Realizzato da Exupery Comunicazione