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Incidente probatorio

Badante eredita 2,2 milioni, ma un avvocato di Firenze porta via 731.000 euro

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Il gip Paola Belsito di Firenze ha acquisito oggi (ieri, ndr) come prova, in incidente probatorio, la perizia contabile che ricostruisce i movimenti di denaro della presunta 'spoliazione' dell'eredità lasciata da un assistito al suo badante, da parte di un avvocato di Firenze, Stefano Bertini, ora indagato per furto e che è stato sospeso dalla professione forense.

Dalla perizia si ricaverebbe che all'avvocato sarebbero sicuramente andati - senza il consenso del badante cingalese che per alcuni anni aveva assistito come difensore - 731.000 euro circa dell'asse ereditario (dei circa 2,2 mln di patrimonio complessivo), mentre ci sono dubbi su circa altri 300.000 euro che le indagini ritengono siano transitati dai conti ereditati dal cingalese giungendo comunque nelle disponibilità personali dello stesso avvocato indagato. Inoltre, sempre senza il consenso del badante, emergerebbe che una cifra notevole sia stata inviata a Ceylon, alla madre e alla moglie del badante, oltre 1 milione di euro.

La perizia fa luce anche sulle banche in cui giacevano i conti dell'italiano, che assegnò l'eredità al suo badante. Il legale fiorentino avrebbe agito sui conti correnti sfruttando una procura limitata all'ordinaria amministrazione, per necessità spicciole che non giustificano l'uscita di ingenti somme a danno del cingalese. Il badante è ristretto in una Rems dove deve rimanere 20 anni: fu giudicato incapace di intendere e di volere per l'omicidio di due connazionali nel 2010 a Firenze, i quali lo canzonavano chiamandolo 'gay' proprio a causa dell'assegnazione di questa eredità, che l'anziano assistito gli aveva riconosciuto come premio all'assistenza ricevuta. Un altro avvocato, Riccardo Grossi, co-indagato nello stesso procedimento avrebbe ricevuto un compenso di 80.000 euro, che gli inquirenti valutano come anomalo, per la consulenza sulla stessa eredità, peraltro gestita da un notaio. Secondo le indagini, i rapporti di conoscenza fra il badante e i legali indagati risalgono a parecchi anni fa e sarebbero maturati in ambienti dediti a preghiere buddiste a Firenze. (ANSA).

 

 

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