“La crisi economica che stiamo vivendo è frutto soprattutto dell'esaurimento delle risorse naturali.
Se no n investiamo nell'energia rinnovabile la ripresa dell'economia del nostro Paese è solo apparente – E' quanto sostiene il prof. Ugo Bardi, docente del dipartimento di Scienza della Terra all'Università di Firenze e membro del Club di Roma, think tank internazionale dedicato alla gestione delle risorse naturali di tutto il pianeta, che domani, venerdì 29 maggio, allo Chalet Fontana terrà un incontro dal titolo “La Terra Svuotata”. Secondo Bardi è “difficile pensare di invertire la tendenza di una crisi che rischia di accelerare a causa della carenza di risorse minerali che non sono e non saranno più a buon mercato. La situazione attuale – continua Bardi - rende sempre più difficile l'approvvigionamento della nostra industria che non riesce a mantenere un livello concorrenziale rispetto agli altri paesi dell'Unione Europea. Difficile pensare di invertire la tendenza se non si attuano investimenti strutturali capaci di dare prospettive e rimettere in sesto la nostra economia. Intendo dire che il futuro dipenderà dalla nostra capacità di utilizzare le risorse rinnovabili che abbiamo a disposizione in modo sempre più efficiente. A questo proposito – continua Bardi – in Toscana stiamo vivendo u na situazione molto favorevole rispetto ad altre regioni, grazie soprattutto alla disponibilità di risorse di tipo geotermico ma è evidente che non stiamo facendo abbastanza e che è necessario fare molto di più. Preso atto che il Governo Centrale sembra non essere particolarmente interessato, ma anzi, ha posto forti ostacoli ad uno sviluppo in questa direzione, sarà compito dunque della Regione intervenire da una parte investendo e dall'altra attuare politiche di sensibilizzazione su questo tema. In Italia, negli ultimi cinque anni – conclude Bardi – sono andati persi il 35% dei nostri consumi petroliferi e questo significa che non sarà scavando pozzi in campi dove le risorse sono esaurite, che potremmo rilanciare l'economia dl nostro Paese. L'Italia importa oltre il 4% del PIL per i combustibili fossili, quasi il 10% in termini di risorse minerali. Questo è sostanzialmente di più di quanto non sia per economie più efficienti e che reggono molto meglio la crisi, come quella della Germania e della Svizzera. La produzione nazionale di petrolio è circa il 7% dei consumi. Anche ammesso che fosse possibile raddoppiarla questo non ci aiuterebbe a ottenere l'indipendenza energetica e sarebbe estremamente costoso (oltre che inquinante)”.
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